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Il risultato raggiunto quest’anno dal Benetton, i play off del PRO14, ha riaperto un dibattito ormai storico: la presunta superiorità del “privato” sul “pubblico” con alcune considerazioni tutt’altro che oziose.

La prima è questa: Benetton è un marchio internazionale, il cui fatturato, circa 12 miliardi di euro per la capogruppo (Edizione srl) ne fa probabilmente l’impresa più grande tra tutte quelle che nel mondo investono nel rugby. Jacky Lorenzetti del Racing 92 di Parigi guida un gruppo il cui giro d’affari è intorno ai 4 miliardi di euro e Nigel Wray, gran patron dei Saracens campioni d’Europa, ha un patrimonio stimato in poco meno di un miliardo.

Dunque alla squadra di Treviso, sul piano puramente teorico, non è il potenziale supporto economico che manca. E infatti il gruppo Benetton, nella storia, vanta successi in discipline (una su tutte: la F1) i cui budget sono infinitamente superiori a quelli del rugby. Nel 1995, anno del suo secondo e ultimo titolo mondiale con la scuderia di Ponzano, Michael Schumacher guadagnava circa 15 milioni di dollari, paragonabili oggi a circa 20 milioni di euro. Una cifra con la quale si potrebbe tranquillamente fare una squadra di rugby da primi posti in Europa.

Mourad Boudjellal ha costruito il Tolone partendo da una ricchezza personale valutata circa 50 milioni di sterline.

Il tema è dunque un altro, perfettamente centrato da Luciano Ravagnani nell’articolo che leggerete in questo numero, più avanti: “il rugby - in Italia - vale (o merita) un investimento economico cospicuo, tale da avvicinarlo quantomeno ai sontuosi budget francesi e inglesi?”.

La risposta in questo momento è evidente: no.

Il professionismo ovale, nel nostro Paese, non ha spostato i confini della storia: chi mette dei soldi nel rugby lo fa per passione o per mecenatismo. E pertanto nessuno può permettersi di sindacare se quelli spesi da un privato in questo gioco siano pochi o tanti.

L’aggancio al treno del Sei Nazioni e delle Coppe Europee ha messo l’Italia in un contesto che ci ha permesso in questi anni di vivere decisamente al di sopra delle nostre forze. E il fatto che grandi fondi di investimento internazionale bussino oggi alle porte del rugby per acquistarne quote e godere, un domani, degli eventuali profitti generati dalle grandi competizioni mondiali, dice in che razza di affare, con le nostre piccole forze, ci siamo cacciati.

Ora, oltre a restare aggrappati, con le unghie e con i denti, a un convoglio che viaggia alla velocità della luce, c’è da capire in che modo possiamo provare a innaffiare all’interno dei nostri confini un piccolo business locale. Per il quale servono impianti adeguati, seguito, visibilità, copertura televisiva, orizzonti chiari.

Tutta materia in cui il “pubblico”, ovvero la Fir, le istituzioni locali, le amministrazioni, possono fare da motore e da garanti, sperando con ciò di invogliare i privati ad investire, se non come nel calcio o nella F1, almeno abbastanza da averne un ritorno di immagine e di sostanza.

Non è un caso se, oggi, lo sponsor più importante di Benetton (e di tutto il rugby italiano…) rimane la Federazione, con il suo contributo di circa 4 milioni a stagione. Gli stessi, o poco meno, rispetto a quanto da Roma si investe nelle Zebre. Con una differenza: l’investimento nella franchigia parmigiana viene giudicato da molti la prova definitiva dell’ignavia del “pubblico”, mentre di Treviso si celebra giustamente l’iniziativa privata. Un dibattito destinato a riperpetuarsi all’infinito se questa auspicabile sinergia tra soggetti diversi non diventerà volano capace di produrre più spettatori, più televisione, più incassi. Se, in una parola, non farà del rugby un circolo virtuoso in cui ciascuno sappia ritagliarsi il suo tornaconto sportivo, ma anche economico e di numeri.

 

Gianluca Barca

 

E’ disponibile da questo mese in edicola il numero 137 di Allrugby. Nel seguente Sommario tutti gli argomenti e gli approfondimenti ovali che saranno trattati nel numero di Giugno e che saranno in parte disponibili qui su Rugbymeet.

Sommario:

 

DOSSIER: DOVE VA IL RUGBY?                                

Un mondo giusto, un rugby più giusto – intervista a Agustín Pichot

di Federico Meda    

    

PRO 14                                                

La leadership di un uomo tranquillo – intervista a Kieran Crowley

di Gianluca Barca

 

Un traguardo storico – il Benetton Treviso ai playoff per la prima volta

di Andrea Passerini    

                        

I cavalieri del sogno infranto – l’amara sconfitta a Thomond Park

di Giorgio Cimbrico

Benetton business, passione? Il traguardo dei play off raggiunti dalla squadra di Crowley riapre un dibattito antico, tra pubblico e privato, mecenatismo e ragione
di Luciano Ravagnani

 

I numeri di una stagione esaltante del torneo che somma le migliori squadre di Galles, Scozia, Irlanda, Italia e Sud Africa

 

TOP 12                                        
Calvisano, il settimo sigillo – lo scudetto dei calvini tappa per tappa
Genova per noi – Intervista a Paolo Pescetto

di Gianluca Barca

 

Una stagione perfetta    - Intervista a Danilo Fischetti

di Gianluca Barca


Riviviamo un anno di Top 12    

Tutte le 132 partite della regular season sono andate in onda quest’anno in diretta streaming sul sito della Fir. A coloro che le hanno commentate, settimana dopo settimana, abbiamo chiesto di menzionare quelle che più sono rimaste impresse nella loro memoria. Abbiamo chiesto anche di indicare il miglior allenatore della stagione, fatta la sintesi tra i risultati e la rosa a disposizione, e quale la delusione più grande    

 

Un canale per il rugby - Quest’anno sul sito Fir sono state trasmesse in diretta oltre 130 partite, tra Top12 e Sei Nazioni U20. È ora di pensare a un canale dedicato al rugby?
di Giacomo Bagnasco

 

COPPE EUROPEE
Tris Saracens - L’Inghilterra fa festa per la terza Coppa dei Saracens. L’Irlanda è la migliore nazione a livello di club, con due semifinaliste su quattro in Champions Cup e tre su quattro nel PRO14

di Giacomo Bagnasco        

    

FORMAZIONE

A scuola in Premiership – Intervista a Carlo Festuccia
di Federico Meda

    

MONDO RUGBY
Il sogno di Pela - Alla Rugby Academy Ihorombe, in Madagascar, da cinque anni, oltre 500 ragazzi giocano a rugby in un progetto di “rugbificazione” rurale inventato da un ex giocatore dello Stade Toulousain e sostenuto da un’azienda italiana, la Tozzi Green di Ravenna.
di Valerio Vecchiarelli

    

RUGBY SOLIDALE
Rovato, il rugby dà l’esempio - I giocatori della Nordival Rugby Rovato testimoni della campagna proposta dalla Fondazione Poliambulanza di Brescia per bloccare la diffusione di un importante fattore di rischio trasmesso con i rapporti sessuali.

 

LA STORIA SIAMO NOI

Addio carpentiere d’acciaio - A 93 anni è morto Micky Steele-Bodger, per trent’anni presidente dei Barbarians.
di Giorgio Cimbrico

 

IL MUSEO DEL RUGBY - La sporta di Maci

 

UN ALTRO SGUARDO di Giancarlo Volpato    

MANI IN RUCK di Maurizio Vancini    

West End di Giorgio Cimbrico

        

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