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Questa stagione in Italia è atterrato un tecnico di fama internazionale, un allenatore che ha partecipato a due Rugby World Cup (2007 e 2011) come assistant coach degli avanti dell’Inghilterra. John Wells, 57enne inglese nato a Driffield, nello Yorkshire, da giocatore è stato terza linea e capitano del Leicester Tigers. Proprio con i Tigers inizia la sua carriera da allenatore, una carriera ricca di successi, a dimostrarlo sono le vittorie di 4 titoli di Premiership e di 2 Heineken Cup. Dopo l’esperienza ai Newcastle Falcons, dove ha vinto lo scorso campionato guadagnando la promozione in Premiership, l’arrivo in Italia nel campionato di Peroni TOP10 con il Rugby Colorno, club di cui è vice allenatore responsabile della difesa e dei punti d’incontro.

 

Rugbymeet ha intervistato colui che per 6 anni è stato Assistant Coach della Nazionale Inglese al fianco di Andy Robinson prima e Martin Johnson poi. Con John Wells abbiamo parlato di rugby italico, del massimo campionato TOP10 e della nazionale italiana.

 

Dopo questi primi 5 mesi in Italia che impressione ti sei fatto del rugby italiano?

“Mi sta piacendo molto l'esperienza che ho intrapreso. L’HBS Colorno è un club che guarda molto ai giovani e allo sviluppo del proprio settore giovanile ed è anche l’unico club italiano ad avere sia la squadra femminile che quella maschile in massima divisione.”

“Nei mesi estivi mi sono guardato attorno, ho visitato diversi club italiani riscontrando la stessa passione per il rugby e per la propria comunità.”

“Quello italiano è un ambiente diverso rispetto alla Premiership dove tutte le risorse finanziarie sono dirette verso la “First Team Squad” (la nazionale inglese) poiché buona parte degli introiti si basano sulle prestazioni e sulle vittorie del XV della Rosa.”

 

In particolare in TOP10 che rugby si gioca? Quali le principali differenze con il rugby inglese?

“Premetto che provo una grande ammirazione per i giocatori e gli allenatori di Colorno, molti dei ragazzi del club lavorano a tempo pieno, spesso 10-12 ore al giorno prima di venire la sera al campo ad allenarsi. Molti ragazzi della prima squadra, inoltre, sono studenti universitari. Penso che questo abbia un enorme impatto sulla preparazione collettiva ed individuale, di conseguenza alcune delle principali differenze tra la Premiership e il TOP10 sta nella velocità, nell'intensità e nella forma fisica. I club di Premiership sono innegabilmente molto più avanti dei primi 10 club italiani. I giocatori in Premiership sanno di essere pagati per essere atleticamente pronti ogni giorno, non solo per giocare. Ho l'impressione che i nostri ragazzi adorino giocare qui, ma è la qualità del lavoro che fai sul campo di allenamento e in palestra che contano.”

“Per quanto riguarda il modo in cui si gioca in Italia premetto che non ho ancora avuto la possibilità di analizzate ogni singola squadra nel dettaglio, ma per quello che ho visto sino ad oggi penso che le partite sono molto orientate sul gioco degli avanti e della mischia, nella ricerca di calci di punizione e il maul in particolare. Comprensibile visto che questi fattori hanno un enorme effetto sul risultato. Al contrario in Premiership tutte le squadre rispettano un certo equilibrio in questo settore e quindi nessuna squadra può sfruttare questo aspetto del gioco per dominare sull’altra. Il sistema d'attacco e le strutture difensive tendono ad avere un'influenza maggiore sul risultato finale. Forse vale anche la pena dire che mentre i giocatori italiani giocano duro, con passione e molta aggressività, spesso mancano di intelligenza o comprensione del gioco rispetto ai giocatori di Premiership. La capacità di prendere decisioni sotto pressione, quando si tratta di decidere dove passare la palla o calciare, come "leggere un attacco" o "vedere lo spazio" per esempio. Questo è un settore su cui credo debbano lavorare i primi 10 club italiani.”

 

Avrai sicuramente seguito il percorso della Nazionale italiana di rugby nel 6 Nazioni e nella Autumn Nations Cup. Che impressioni ti sei fatto sugli azzurri?

“Personalmente immagino saranno assai delusi da come sono andati i test match autunnali. Ho visto la partita con la Scozia e per gran parte della partita ho pensato che l'Italia fosse la squadra migliore in campo. Sfortunatamente contro la Scozia come nelle altre partite hanno subito mete nei minuti finali finendo per perdere pesantemente nonostante l’Italia sia stata competitiva per gran parte delle partite.”

 

Franco Smith, il CT dell’Italia, ha da poco iniziato un nuovo ciclo. Lui ha dichiarato di voler puntare sulla costruzione di una propria identità di squadra e sul miglioramento della performance fisica. Se tu fossi inserito nello staff azzurro su cosa lavoreresti principalmente?

“Sono completamente d'accordo su come Franco stia iniziando il suo ciclo, soprattutto per quanto riguarda il miglioramento delle prestazioni fisiche. Penso che l'Italia abbia dato una ottima risposta difensiva nei primi tre quarti di gara. Tuttavia è chiaro e ovvio che l'intensità dell'Italia è calata in modo significativo nell'ultimo quarto di tutte le sue ultime partite. E’ necessario trovare un modo per produrre atleti migliori sia fisicamente che mentalmente. Non ci sono escamotage nel Rugby Internazionale, nel momento in cui diminuisce l'intensità difensiva, le squadre segnano mete. L'altra area in cui penso che abbiano bisogno di un grande miglioramento è il modo di fare punti in autonomia. È molto più facile anche quando sei stanco difendere un vantaggio piuttosto che inseguirlo. Penso che se l'Italia fosse stata sopra di 10-12 punti a 20 minuti dalla fine, allora penso che avrebbe vinto almeno una o due partite. Se Franco riuscirà a sistemare queste due aree avrà una squadra molto solida e determinata e le altre nazionali troveranno pane per i loro denti”.

 

 

Parliamo dei Gironi della prossima Rugby World Cup. L’Inghilterra è inserita nella Pool D con Giappone e Argentina, squadre che non dovrebbero impensierire il XV della Rosa.

“Il Giappone è stato eccezionale ai Mondiali 2019, mi è piaciuto vederli giocare. Hanno mostrato skills e performance fisiche di altissimo livello oltre a un proprio stile di gioco che ogni giocatore ha saputo interpretare. Molti dei loro giocatori avrebbero trovato spazio individualmente in Premiership, ma li hanno messi insieme con la maglia biancorossa del Giappone e sono diventati nel giro di poco tempo avversari formidabili. Allo stesso modo l'Argentina è sempre stata un osso duo ai Mondiali, saranno avversari estremamente pericolosi. Se l'Argentina gioca bene come ha fatto di recente contro gli All Blacks potrebbe battere l'Inghilterra e chiunque altro. Detto questo, penso che Eddie Jones sia un allenatore eccezionale, l'Inghilterra con lui sarà ben preparata per battere sia il Giappone che l’Argentina.”

 

L’Italia invece ritroverà gli All Blacks e la Francia padrona di casa.

“E' un girone davvero difficile per l'Italia, sia gli All Blacks che la Francia saranno tra i contendenti alla vittoria della Coppa del Mondo. La Rugby World Cup è di un livello superiore rispetto a qualsiasi altra competizione in cui l'Italia è mai stata coinvolta in precedenza. Le squadre oggi sono significativamente più in forma e meglio preparate perché spesso si allenano insieme fino a 16-20 settimane prima del torneo. Se l'Italia vorrà avere successo alla Coppa del Mondo deve prima vincere alcune partite del 6 Nazioni per guadagnare un po’ di fiducia e andare a giocarsela con Francia e gli All Blacks”.