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Carlo Orlandi, piacentino, 50 anni il prossimo primo novembre, una vita in maglia azzurra con il n.2 sulle spalle, e poi settore tecnico della Federazione. Attualmente nello staff dell’Italia under 20 e di quella Emergenti.

·         Parte il Sei Nazioni. Nel 2016 fu zero su 5 per la nostra giovane Italia. Si dice in giro che quest’anno andrà molto meglio. Conferma?
-          Facciamo chiarezza: è vero che l’Italia under 20 dell’ultimo Sei Nazioni era una squadra con una forte prevalenza di ragazzi del primo anno. Giovane, molto più giovane della media della concorrenza. Ora quei ragazzi sono cresciuti e promettono di poter competere a livelli più alti di quelli del 2016. Giocano tutti in campionati senior e quelli tesserati per club di Eccellenza sono in gran maggioranza titolari nelle rispettive squadre. Da questo a dire quanto andrà meglio…

·         Che Italia è giusto aspettarsi?
-          Direi che questa Italia ’97 – ’98, per la prima volta sarà una formazione equilibrata. Sostanzialmente omogenea per qualità nei vari ruoli e reparti. Nel passato abbiamo avuto buone mischie con linee arretrate di scarsa consistenza, a volte è accaduto il contrario, ci sono stati anni in cui mancavamo quasi completamente in certi ruoli. Stavolta no. E si tratta di un segnale forte e positivo. Un passo avanti.

·         Giusto per provare a capire: come se la passano le avversarie che incontrerete? Cominciando dall’Inghilterra.
- Dell'Inghilterra dico, in tutta onestà, che si tratta di una “roba” che non c’entra niente con noi. Per il livello delle competenze che esprime e per le dimensioni mostruose del movimento da cui è generata. Non c’è partita perché i profili tecnici di quel gruppo non sono commisurabili a quelli di una squadra normale. Non dirlo equivarrebbe a nascondere la verità, a negare l’evidenza.

·         Francia?
-          Non vedo l’ora di giocarci contro. E invito tutti a seguire i giovani Galletti con un occhio di riguardo. Da quando hanno sposato la filosofia dell’equivalente Transalpino del tanto deprecato “Progetto statura”, quello su cui in Italia tutti si sono avventati considerandolo il peggiore di ogni male, hanno allestito Nazionali muscolari e di una devastante potenza di fuoco. Meno forbite nel tratto strettamente esecutivo, meno belle da vedere ma mostruosamente efficaci nel cuore del gioco e nelle zone di collisione. In più…

·         In più?
-          Hanno messo a punto e sviluppato un “Progetto – stranieri” che sta rendendo eleggibili frotte di ragazzi di belle speranze, buoni per il rugby di casa loro già nella Nazionale Junior. Mi vengono in mente certi nostri procuratori che si dilettano a mandare in giro per l’Europa ragazzi di 18 anni… Una cosa è certa: fino alla Francia under 18 riusciamo a tenere botta. Quando il confronto passa a livello di under 20: no. Molto meno, intendo.

·         Colpa nostra che non cresciamo abbastanza?
-          O colpa loro, che fra i 18 e i 20 anni esprimono il massimo delle potenzialità.

·         Irlanda?
-          Seguono una procedura tutta particolare. Fino a 18 anni comandano le grandi scuole, e la qualità delle loro rappresentative riproduce solo in parte l’enorme potenziale che sta alla base di quel movimento. Ma quando passano i 18, i migliori finiscono tutti in Pro 12. Che per l’Irlanda è, a tutti gli effetti, un campionato di formazione. Beati loro! E comunque…

·         E comunque?
-          La vera Iranda under 20 si vede tradizionalmente al Mondiale (quest’anno a inizio giugno in Georgia, ndr), non al Sei Nazioni

·         Galles?
-          Fra alti e bassi, comunque da intendersi e da considerare su una base di partenza molto prossima all'eccellenza, esprimono formazioni capaci di alti ritmi e grandi circolazioni efficaci. Il tutto sorretto da possessi sicuri e garantiti da ottimi meccanismi di conquista.

·         Scozia?
-          Gli scozzesi sono quelli più vicini alla nostra realtà. Per numero, ma non solo. Come noi, anche da loro, il prodotto dipende dalla qualità della… vendemmia. In più c’è il fatto che non abbiamo avuto contatti a livello di under 18 e che quindi risulta molto complicato azzardare valutazioni generali.

·         Sarà il primo Sei Nazioni con il punteggio australe…
-          Una ragione in più per restare aggrappati alla partita fino alla fine. Magari con l’obiettivo di portare a casa extra-punti che, alla fine, potrebbero anche pesare sulla classifica.

·         Per restare sulle cose concrete: quante ne vinciamo? Meglio: quante possiamo pensare di vincerne? Per favore: un numero, senza subordinate di commento.
-          Due

·         Italia Emergenti: le convocazioni rispondono a logiche anagrafiche?
-          Nelle nostre intenzioni e in quelle della Fir: sì. L’Italia Emergenti è stata pensata e allestita per essere una under 23. Una tappa di transito dei migliori prospetti dei nostri campionati domestici sulla strada che porta alla Maggiore. Il percorso ideale dovrebbe essere di 2 anni fra gli Emergenti e poi al Sei Nazioni e alla World Cup.

·         Non sempre è stato così…
-          Per alcune ragioni oggettive: in alcuni ruoli, penso al blocco di primi 5, si matura un po’ più avanti rispetto ai 22 – 23 anni, almeno da noi; per altri ruoli, non è che il movimento italiano abbia… il garage pieno; dentro un gruppo molto giovane, a volte ha senso innestare presenze di esperienza, che guidino i meno esperti, che siano loro di esempio, che facciano da collante. Ragazzi come Quartaroli, Bacchin, Chillon sono stati chiamati proprio in questa ottica. Non ci trovo niente di insensato.

·         È una Nazionale che gioca pochino, però…
-          Meno di quanto avremmo voluto. È vero. Due partite con gli Heriots a novembre e poi la Nations cup in estate…. Non sono esattamente un volume adatto a far crescere futuri internazionali.  

·         Però…
-          Però non è facile trovare squadre disposte a giocare in periodi diversi dell’anno. I Calendari incombono e dettano legge ovunque. Volevamo giocare a febbraio, avevamo ottenuto alcune assicurazioni, qualcuno si era persino proposto come avversario. Poi, a ridosso della scadenza, ha declinato. Ma si tratta di un problema che anche altri avvertono. Inghilterra a parte, i loro Saxons giocano e giocano anche tanto. Però non si tratta di una Nazionale di formazione nel senso stretto del termine, ma di una England2, come la nostra vecchia Nazionale A. Con dentro giocatori di 30 anni e di solidissima esperienza

·         Per capire. Il percorso dovrebbe essere: Nazionale under 20, Emergenti, Maggiore
-          Nell'ordine, sì. Su questo progetto stiamo lavorando.

·         Anche con O’Shea?
-          A stretto contatto con lui e con il resto dello staff. I nostri interlocutori abituali sono De Carli e Catt. Per l’under 20 è centrale il ruolo di Aboud. Per me e per Tronky (Alessandro Troncon, ndr), una sorta di Director of rugby.

·         Un elemento di cui tutti parlano molto bene…
-          Sul piano della metodologia è estremamente preparato e competente. Grande capacità di programmazione. Punta alla qualità del lavoro prima che alla quantità e ha ben chiaro che l’obiettivo strategico della fase di formazione è far maturare giocatori in grado di operare scelte, prendere decisioni. Non solo semplici esecutori.

·         Non esattamente un concetto nuovo…
-          La cosa interessante, e per noi utilissima in prospettiva futura è che Aboud, oltre a enunciare principi, ci dimostra come calarli nella realtà. Il sapere che genera il saper fare. Il massimo, per un formatore.

 

I convocati dell'Italia per il 6 Nazioni U20

Il Calendario completo del 6 Nazioni U20 

Foto Pino Fama