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L’Italia U20 di Troncon e Orlandi ha chiuso il Mondiale di categoria in Georgia cogliendo uno storico ottavo posto. Frutto, ma nessuno se ne stupisca, essendo la formula del torneo nota da tempo e chiara in ogni suo meccanismo, del successo all’esordio contro l’Irlanda e della disfatta dell’Argentina al cospetto di un Sud Africa i formato schiacciasassi. Dopo il successo di misura sui Verdi (contro i quali l’Italia aveva molto malamente perso nell’ultimo Sei Nazioni): solo sconfitte. Compresa quella di ieri contro il Galles, che è parsa per larghi tratti largamente evitabile. E che forse poteva essere evitata se solo l’Italia avesse dimostrato di poter competere con i Dragoni anche (almeno un po’) nel gioco rotto. E non solo nelle fasi statiche e nelle lunghe sequenze palla a terra. E se solo potesse disporre di una mediana (Trussardi – Rizzi quella azzurra) un pelo sopra il livello di stentatissima (quasi)sufficienza che al momento le compete. In buona sostanza, e senza vole dare voti o rilasciare patenti sotto forma di pagella: la giovane Italia vista all’opera nel deserto dell’Avchala stadium è buona (sempre parametrata a livello di età) nel blocco dei primi 5, soprattutto in prima linea quando i piloni sono i due babies del Calvisano, competitiva in fase difensiva e nella zona di collisione in terza linea, sotto la sufficienza in mediana e, dietro, non particolarmente dotata. Né tecnicamente (il gioco al piede dell’estremo Cioffi ha preoccupato assai), né sul piano della capacità di gioco efficace oltre la difesa. Schiabel a parte, forse, se continuerà a migliorare. Si tratta, a ben vedere, della riproposizione di un “antico” modello, fatto di fasi statiche più che dignitose, di competitività negli spazi ristretti quando l’intensità è contenuta, per non dire ridotta e di un’ottima predisposizione individuale e collettiva all’avanzemto senza palla, frutto di buoni criteri organizzativi e di moduli difensivi più che corretti, a volte evoluti. Per alzare ulteriormente il livello qualitativo di una Nazionale così strutturata occorrerebbero un gioco al piede degno di questo nome e, in generale, una mediana di più alto profilo. E magari, dietro, qualcuno con gambe esplosive. Il Robson (Arwel, l’apertura gallese) del primo tempo, tanto per andare sul concreto.

Detto di cosa ci sarebbe piaciuto e ci piacerebbe vedere dai nostri Azzurri di domani, resta il dovuto ed entusiastico plauso da tributare a un gruppo che ha scritto una pagina fondamentale della storia del nostro rugby giovanile. Oggi, e per merito di tutti coloro che hanno partecipato alla trasferta georgiana, l’Italia del Rugby trova posto al tavolo delle 8 migliori formazioni del pianeta. Il traguardo che la Maggiore tenta, senza riuscirci, di tagliare da quando è stata istituita la World Cup. Un risultato, quello conseguito da capitan Riccioni e company, che senza il rosso a Bianchi (per un placcaggio sulla cui illegalità si potrebbe discutere per ore) sarebbe stato addirittura migliore. Nella forma, non nella sostanza. E al momento di festeggiare è giusto riconoscere a quanti hanno creduto nel gruppo e nel progetto che l’ha espresso il dovuto riconoscimento. Convinti come siamo da sempre che “di più e meglio di possa e si debba fare”. Nella certezza, al contempo, “che molto e di molto importante è stato fatto”. Oggi a Tiblisi.

 

Risultati del World Rugby U20 Championship

Foto Twitter @Federugby