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Ce lo ricordiamo volentieri, una dozzina di anni fa, di fianco al suo “compagno di merende” e in parte omonimo – ma non parente – Adam. Lui, Duncan Jones, il biondo, sul lato sinistro della prima linea del Galles. L’altro, dai capelli mori, sul lato destro. Piloni, grossi e dall’abbondante chioma riccioluta a renderli ultra riconoscibili, tanto da essere ribattezzati in patria Hair Bears (gli orsi cappelloni) dal titolo di una celebre serie anni ’70 di cartoni animati della Hanna&Barbera, qui in Italia conosciuta come “Napo Orso Capo” .

Appese le scarpe al chiodo nel 2015, dopo dodici stagioni di Celtic League con gli Ospreys e 57 presenze in nazionale tra il 2001 e il 2009, Duncan Jones, classe 1978, è entrato subito nello staff della Academy della franchigia per cui ha giocato e che rappresenta il meglio del rugby della regione del West Glamorgan, con il suo baricentro tra Swansea e Neath.

Grazie ad un programma di mobilità Erasmus+, preparato dall’italiana Francesca Lorenzet per l’agenzia di Glasgow “Libero Sport and Education” e vincitore di un finanziamento europeo da 216 mila euro, una trentina di giovani talenti della Academy degli Ospreys ha trascorso le ultime due settimane a Padova, ospiti del Petrarca Rugby al centro sportivo Memo Geremia, per un periodo di ritiro e formazione curriculare attraverso sedute di mental coaching con Mauro Bergamasco (partner del progetto), un corso di parkour con l’associazione Parkour Wave (altro partner), lezioni di apnea e molte altre esperienze ed uscite di gruppo.

“E’ un progetto che rappresenta una bella opportunità per la nostra Academy”, spiega Duncan Jones, “Trascorrere due settimane insieme, in un contesto ideale per gli allenamenti, facendo esperienze formative al di là del rugby, penso sia un’occasione di crescita formidabile. I ragazzi sono stati impegnati in sedute di mental coaching con Mauro Bergamasco, hanno seguito lezioni e allenamenti di parkour ed anche un corso di apnea e concentrazione alla Y-40, la piscina più profonda al mondo (che si trova nell’Hotel Millepini di Montegrotto Terme, ndr). Specialmente per ragazzi di questa età, che frequentano un’accademia per lo sport di alto livello, è importante ricevere più strumenti possibili per crescere come individui. Ognuno di loro ambisce a diventare professionista ma non tutti ce la faranno. Quel che vogliamo è che i nostri allievi maturino come giocatori e come persone. Qualcuno giocherà con gli Ospreys in Pro 14, i più forti vestiranno la maglia del Galles, molti altri giocheranno con i loro club locali. La speranza è che queste esperienze siano utili a prepararli a ciò che la vita gli riserverà, al di là del livello agonistico che raggiungeranno”.

Come avete scelto Padova?

“Non sono stato coinvolto direttamente nella scelta ma devo dire che non avremmo potuto chiedere di meglio. E’ stato un piacere constatare che il Petrarca Rugby gestisce queste magnifiche strutture in un ambiente dal sapore familiare. Si percepisce che non è solo un club di rugby ma parte della comunità locale. Anche parlando con il presidente del Petrarca Junior (Antonio Sturaro, ndr) e con alcuni dirigenti e tecnici ho constatato quanta attenzione viene posta nella crescita del settore giovanile e nell’aprire le porte di questi magnifici impianti alle famiglie e alla città. E’ stato molto bello vedere come abbiano fatto di tutto per rendere queste nostre due settimane a Padova un’esperienza appagante e positiva”.

Conoscevi il centro Geremia?

“No, non ero mai stato qui prima. Conoscevo il Petrarca come uno dei club più importanti d’Italia ma non avevo idea che avessero un centro sportivo così bello, funzionale e moderno. Sono rimasto molto impressionato quando siamo arrivati, è stata davvero una piacevole scoperta”.

Vi siete concessi qualche uscita turistica?

“Si certamente. Abbiamo visitato Padova e Venezia. E poi abbiamo fatto diverse attività di team building. Nella prima settimana abbiamo portato i ragazzi a fare rafting, mentre nei giorni scorsi siamo stati sui Colli Euganei per affrontare un percorso avventura tra gli alberi, con imbragature, corde, caschetti, moschettoni, un’attività molto divertente. Poi siamo stati alla piscina Y-40, per un mental test con istruttori di immersione. I ragazzi si sono appassionati durante le prove di apnea, sperimentando la ricerca del rilassamento in acqua per estendere la trattenuta del respiro ed essere più lucidi. E’ stata un’esperienza molto apprezzata, che ha stimolato anche competizione tra i ragazzi. Speriamo che questo periodo in Italia contribuisca a rafforzare la loro preparazione in vista dell’avvio dei campionati giovanili, tra tre settimane, e anche che possa rimanere nei loro ricordi come un momento costruttivo e divertente passato in gruppo tra di loro”.

Quanti ragazzi ospita l’accademia degli Ospreys?

“Qui a Padova abbiamo portato 34 giocatori della squadra che partecipa al campionato giovanile ma di questi solo 20 sono stabilmente nella nostra Accedemia, tra i 16 e i 18 anni”

Come funziona il sistema di reclutamento?

“Tra tutti i ragazzi che hanno disputato il campionato Under 16 individuiamo una ventina di prospetti, che prendono parte a una pre-stagione insieme ai ragazzi più grandi. Di questo gruppo ne selezioniamo 14-15 per la Ospreys Academy, che insieme ai restanti Under 18 formeranno la squadra per il campionato tra Accademie Regionali”.

E quanti poi riescono effettivamente a debuttare in prima squadra?

“Quest’anno due Under 18 della nostra Junior Academy hanno esordito in Pro 14, mentre della nostra squadra emergenti, che è sostanzialmente una Under 20, cinque o sei sono riusciti a debuttare. Sono numeri abbastanza buoni e che ci danno soddisfazione per l’impegno profuso in questo senso. E se penso alla qualità di alcuni giocatori usciti dalla nostra accademia nel corso degli anni, come Rhys Webb, Dan Biggar, Justin Tipuric, Ashley Beck, solo per nominarne alcuni, direi che c’è stata una buona regolarità. E’ una struttura che dimostra di funzionare.”

Come sono i rapporti con i club locali?

“Penso che sia quella la chiave di tutto, per quanto ci riguarda. Il nostro sistema di accademie non può funzionare senza una fitta e continua relazione con i club locali. Da parte nostra mettiamo molta enfasi su questo aspetto e devo dire che la collaborazione con i club della nostra regione rimane molto stretta e proficua”.

In Italia un club locale, il Verona Rugby, ha deciso di aprire la sua accademia privata. Esiste qualcosa di simile in Galles?

“No, non esistono accademie private. I club locali hanno le loro sezioni giovanili e da quando sono state istituite le accademie regionali ci sono altrettanti campionati regionali, funzionali allo sviluppo e alla selezione dei giocatori più promettenti. Diciamo che c’è un costante dibattito su come offrire ai nostri giovani le opportunità di crescita migliori e su come aiutarli ad esprimere il loro potenziale attraverso le accademie. Ma quello delle accademie regionali è comunque un sistema condiviso da tutti i club”.

Cosa vi aspetta nelle prossime settimane?

“I ragazzi torneranno a lavorare suddivisi per fasce d’età, in vista dell’inizio dei campionati regionali dalla fine di agosto per cinque weekend. Poi torneranno a giocare con le scuole e da gennaio riprenderanno l’attività dei campionati regionali per un altro mese, dopodiché inizia l’attività con le rappresentative nazionali giovanili. Speriamo che molti vengano selezionati per gli impegni con il Galles Under 18 e magari qualcuno anche con l’Under 20. L’anno scorso due nostri under 18 sono stati convocati per la Junior World Cup e la speranza è che anche da questo nuovo gruppo possano emergere elementi preziosi per le nazionali giovanili gallesi”.