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Siamo entrati nella settimana delle elezioni federali. Sabato 13 marzo il rugby italiano è chiamato a votare il prossimo Presidente della Federazione Italiana Rugby, colui che nel prossimo quadriennio 2021-2024 guiderà l’organo governativo del rugby italiano.

Cinque i candidati rimasti in corsa: il presidente uscente Alfredo Gavazzi, l’ex capitano azzurro Marzio Innocenti, il vice presidente Nino Saccà, l’ex azzurro e attuale consigliere federale Paolo Vaccari e l’imprenditore romagnolo Giovanni Poggiali.

 

Rugbymeet ha contattato i diretti interessati intervistandoli e porgendo loro tre domande secche su tre delle tematiche più calde degli ultimi anni, ovvero sviluppo dei giovani di interesse con il “sistema Accademie”, rilancio massimo campionato italiano Peroni Top10 e ovviamente il quesito sulla punta dell’iceberg, la tanto amata e discussa Nazionale maggiore.

 

Oggi diamo spazio a Giovanni Poggiali, capofila della lista Pronti al Cambiamento con il suo programma elettorale “Rugby Italiano”. Poggiali è un imprenditore romagnolo che è stato Presidente e fondatore sia di club che di una franchigia in Romagna (Romagna Rugby RFC). Lo smantellamento delle Accademie e il ritorno al potere dei club sono le due argomentazioni stampate sul suo biglietto da visita. Poggiali inoltre vorrebbe introdurre, fin da subito in caso di nomina, tre figure dirigenziali volte a guidare lo sviluppo del rugby italiano: un Direttore Generale con a fianco due stretti collaboratori, un Director of rugby dell’alto livello e un Director of rugby del rugby domestico.

 

Le tre domande-risposte a Giovanni Poggiali:

 

1) Questione accademie. Si fanno sempre più insistenti e dure le critiche riguardo al sistema formativo Accademico considerato estremamente dispendioso e povero di risultati. Come intende agire a riguardo?

“La nostra prima analisi parte da un punto di vista umano. Nel progetto attualmente in essere gli atleti selezionati si trovano a dover affrontare cambiamenti radicali che interferiscono sostanzialmente nel loro percorso di formazione scolastico. Basti pensare che nell’arco dell’ultimo triennio di scuola superiore, in ogni caso, per ben due volte, devono cambiare scuola. A questo si aggiunge anche il doversi spostare dal proprio contesto socio/familiare, altro elemento con un certo peso nel percorso di crescita”.

“A fronte di una percentuale bassa di atleti che raggiungono la soglia del rugby professionistico, capiamo bene che il sistema mostra delle lacune importanti e che si rende necessario un cambiamento di strategia. La riforma del percorso che proponiamo prevede la riorganizzazione dell’attività attraverso l’istituzione di un sistema di formazione e specializzazione territoriale collegato alle 8 aree in cui verrà riorganizzato il territorio (punto cardine del nostro Programma).  L’idea è di sviluppare un sistema itinerante, in sostituzione degli attuali centri di formazione permanenti, attraverso il quale verranno coinvolti i club e gli staff  di riferimento, con il duplice obiettivo di coinvolgere sia i giocatori che i tecnici e dirigenti dei Club. Il percorso proseguirà con il passaggio in un’accademia nazionale di alto livello Under 19 (comprendente tra i 25 e i 30 giocatori all’anno) e il successivo inserimento in due squadre development Under 23 collegate alle franchigie federali, che faranno da cuscinetto tra l’alto livello giovanile e il rugby professionistico”.

 

 

2) TOP10: E’ innegabile come con l’avvento delle franchigie il Top10 abbia subito un netto calo di interesse. Intende rilanciare il massimo campionato italiano? Come?

“Il degrado del nostro campionato è l’esempio più eclatante di come le scelte Federali abbiano un peso determinante. Il totale disinteresse dimostrato dalla FIR negli ultimi 15 anni è purtroppo un dato di fatto; il calo del livello tecnico e il non sapere come vendere questo prodotto hanno fatto il resto. Il campionato deve tornare a essere un contenitore importante e con la giusta visibilità, ma per arrivare a questo è necessario che ci sia un preciso impegno sia da parte della Federazione che dei Club”.
Il campionato deve tornare ad avere una sua identità e il prodotto partita deve essere confezionato molto meglio, con una strategia che prevede diversi passaggi:
1. Sviluppo di una identità specifica per i due campionati: immagine, obiettivi, visione generale;
2. Creazione di una struttura di coordinamento che si occupi di gestire le iniziative comuni,
inizialmente come FIR per poi confluire in una lega dei Club;
3. Sviluppare i settori “deboli”, mettendo a disposizione dei Club strumenti, risorse economiche finalizzate e competenze che vadano dall’area marketing/sponsoring alla copertura mediatica, dallo sviluppo tecnico (percorso dell’alto livello) all’adeguamento degli impianti

 

 

3) Nazionale maggiore: parliamo di numeri. Oggi l’Italia occupa il 15° posto nel Ranking di World Rugby, il peggior posizionamento mai registrato. Da qui ai prossimi due anni secondo il suo piano lavoro dove si collocherà la nazionale? Come si potranno ottenere migliori risultati?

“In tutta onestà crediamo che un orizzonte temporale di due anni sia veramente limitato per ottenere cambiamenti sostanziali in termini di risultati e competitività. Questo non esula dal fatto che si possono ipotizzare performance migliori. Il primo input che la nuova Federazione potrà dare sarà mettere lo staff della nazionale maggiore in condizione di poter scegliere tra tutti i giocatori disponibili ed eleggibili senza vincoli e costrizioni”.

 

 

 

Questo il link per consultare il programma elettorale completo del candidato Poggiali "Rugby Italiano"

 

 

Elezioni in programma il prossimo sabato 13 marzo presso la Fiera di Roma, speriamo con questa serie di interviste di aiutare il popolo del rugby a scegliere con criterio. A seguire nei prossimi giorni le interviste ai restanti candidati per la poltrona di Presidente di Federugby.

 

 

 

 

 

L'intervista al candidato Giovanni Poggiali ad opera di Stefano Franceschi, Ivan Malfatto e Massimo Calandri: