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Il 7 ottobre prenderà il via la Serie A Femminile di rugby, ci avviciniamo a questo appuntamento raccontandovi la storia di Michela Sillari (1,65 m x 60 kg), 25enne parmigiana che gioca in Nazionale femminile dal febbraio 2012. Laureata in ingegneria (ora alle prese con la specialistica), Michela è stata introdotta al rugby grazie a un dirigente dell’Amatori Parma Rugby che insegnava rugby nelle scuole. Così la trequarti cento/ala ha iniziato a giocare a 7 anni nelle giovanili nell’Amatori Parma, poi il salto di categoria in Serie A a Colorno, una parentesi a Londra con la squadra femminile degli Harlequins e, lo scorso maggio, il traguardo della vittoria dello scudetto femminile con la maglia rossa del Rugby Colorno Femminile.

Da piccola faceva ginnastica artistica ma... “Ho cambiato perché mi divertivo molto di più”. Michela Sillari racconta alla Gazzetta di Parma la sua storia: “i miei genitori mi hanno sempre supportata. Mamma però all'inizio era preoccupata e ha imposto una regola che seguo ancora oggi: caschetto e paradenti. Questo sport può essere duro: mi sono operata due volte alle spalle, so quanto è difficile il recupero”.

Da giovane (fino all’U14 maschi e femminine giocano assieme ndr) era una delle pochissime femminile a praticare il rugby.
“Non mi trovo male nelle compagnie maschili e quando giocavo nella squadra mista, nell'Amatori, era uno spasso. I ragazzi sono forse più superficiali, ma meno permalosi e litigiosi.”

Michela parla delle difficoltà che le donne stanno riscontrando in Italia in questo sport:
“Ancora non c'è partita con gli uomini. Quando ho iniziato nell’Amatori Parma non c'era neppure uno spogliatoio per noi ragazze, ci arrangiavamo con quelli di arbitri e allenatori, quando loro non c'erano. Sennò doccia a casa. Oggi piano piano il rugby, anche femminile, sta prendendo piede nei media. Ora le partite vengono trasmesse richiamando l’interesse degli sponsor. Ma ancora per noi donne non è possibile vivere di questo sport e magari costruirci una pensione, come accade per gli uomini.”

Vi sentite discriminate?
“Non voglio fare polemica su questo, è il problema di tutti gli sport minori. Però a volte capita che dobbiamo prenderci le ferie per fare gli allenamenti. Nel 2016 sono stata un anno a Londra perché ho giocato nelle Aylesford Bulls Ladies. Al mattino lavoravo in un fast food, al pomeriggio ero sul campo. È dura.”

È difficile avere una storia d'amore con una vita così intensa?
“E’ complicato. Per un periodo sono uscita con un rugbista, pensavo che avrebbe capito i miei problemi, ma non ha funzionato. Credo che sia importante trovare qualcuno, sportivo o no, molto paziente, che sappia accettare questa mia passione, almeno per gli anni che ancora mi restano per giocare. Lo sto ancora aspettando.” conclude la Sillari intervistata dalla Gazzetta di Parma.

 

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Foto Martina Sofo

 

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