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Silvia Turani - foto Allrugby
Silvia Turani - foto Allrugby

Si può iniziare a giocare molto tardi e, tuttavia, arrivare all’età di 27 anni con un’esperienza che comprende già tre campionati nazionali diversi, uno scudetto vinto in Italia, una partita con le Barbarians, 24 caps azzurri e una Coppa del Mondo, nonostante uno stop molto lungo a causa di un infortunio con tanto di ginocchio sfasciato? L’evidenza che tutto questo è possibile, almeno a livello femminile, è data da Silvia Turani, bergamasca di Grumello del Monte, giocatrice con le giuste dimensioni (169 centimetri, 85 chili) per ricoprire il ruolo di pilone sinistro e, all’occorrenza, per essere impiegata anche nelle altre caselle della prima linea.

“Sì - racconta lei - ho cominciato a 21 anni. Il primo contatto con il rugby (un allenamento e un torneo a sette) è venuto mentre facevo l’Erasmus in Spagna, a Cordoba. L’estate dopo sono tornata a Parma, dove studiavo, e ho cercato un contatto con il Colorno. Mi hanno chiamata, ho provato e mi è piaciuto. Prima stagione nel 2016/2017, poi il campionato 2017/2018 da titolare e alla fine è arrivato lo scudetto. Per l’inizio della mia carriera sono stata proprio fortunata, chiedevo di fare tanti allenamenti extra per tutte le abilità richieste e ho trovato una grande disponibilità dei tecnici, a partire da Cristian Prestera e Nicola Liguori, che mi ha seguito anche nei lanci in touche. Infatti ho giocato pure tallonatore e, in più, mi è capitato di lanciare anche come pilone: è una parte del gioco che mi appassiona molto”.

Parallelamente al rugby, procedono gli studi universitari, legati tra l’altro a una passione per la cucina a 360 gradi. “Ho preso la laurea triennale in Scienze gastronomiche a Parma, poi ho ottenuto una borsa di ricerca in Trade & Consumer Marketing, facendo il primo anno ancora a Parma e il secondo a Grenoble, dove ho giocato il campionato 2020/2021. Mi interessano tutti gli aspetti legati a quella che si può definire la scienza del consumatore. Però da questa stagione sono in Inghilterra, all’Exeter, e oltre a giocare mi sono iscritta a Psicologia: frequento l’Università telematica Marconi, con cui la Fir ha una convenzione. Trovo anche degli agganci con quello che ho studiato finora, e alla fine dovrò decidere quale strada prendere”.
 

L’annus horribilis è stato il 2021. “Ho dovuto saltare il Sei Nazioni per colpa del Covid. Poi, a maggio, stavo per tornare in campo con il Grenoble ma nel riscaldamento pre-partita mi sono infortunata al ginocchio sinistro: collaterale, crociato, due menischi, è saltato tutto. Naturalmente è stato subito chiaro che non avrei potuto fare il torneo di qualificazione ai Mondiali in settembre. E nei primi due-tre mesi dopo l’operazione il ginocchio non recuperava, an- davo avanti tra lavoro e dolore fisico, un po’ c’era sconforto però mi fidavo di chi mi stava seguendo. Sei ore al giorno tra palestra, fisioterapia e, poi, tecnica di corsa. Tirando le somme, posso dire che a livello mentale e fisico la ripresa mi è piaciuta molto. Mi hanno seguito Cristiano Durante e Silvano Garbin (preparatori rispettivamente negli staff di Cal- visano e Reggio, ndr) e ho ritrovato il campo con i ragazzi del Calvisano. Primo placcaggio, molto soft però, con Samu Vunisa... Tra i vari giocatori Piermaria Leso mi ha aiutato nella tecnica specifica di mischia e, quando sono tornata a giocare, guardava le mie partite al video per darmi consigli. Mi commuove vedere le persone che si occupano di me”.

Ecco, il rientro.

“Prima partita il 23 aprile 2022 a Parma contro la Scozia (con tanto di meta nei 18 minuti giocati come subentrata, ndr), poi da titolare in Galles”. Come dire, presente in occasione delle due vittorie nella scorsa edizione del Sei Nazioni. “Però aggiungo anche il barrage per le semifinali di campionato: e qui noi del Colorno, favorite, abbiamo perso in casa dalla Capitolina”.

Poi la preparazione per i Mondiali e una Rugby World Cup giocata tutta da titolare… Prosegue su www.allrugby.it

 

 

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