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Maria Cristina Tonna, ovvero: il rugby femminile italiano. E non solo per (maledette ma ineludibili) questioni anagrafiche. Oggi che è responsabile del rugby donne per conto della Fir e può analizzare il movimento da un osservatorio privilegiato, predilige un approccio globale alla questione complessiva. Anche se la partenza è la risposta a una domanda tecnica e per certi versi scontata.

  • Ma con 20 squadre senior ai nastri di partenza della serie A, quand’è che avremo una seconda divisione nazionale, con il corollario di retrocessioni e promozioni?
  • Quando supereremo, tutti insieme e con le nostre forze, una serie di limiti e di limitazioni che al momento non ci permette di derogare dal criterio geografico nella costituzione dei gironi.
  • Questione di palanche? Tanto per cambiare…
  • In parte sì. È ovvio che a tutti piacerebbe un campionato giocato da compagini fra loro omogenee per qualità e risorse a disposizione. Ne guadagnerebbe il movimento e anche l’immagine del nostro sport. Ma ci sono inciampi oggettivi che al momento non siamo in grado di evitare. Problemi, però, alla cui soluzione tutti stiamo lavorando con il massimo dell’impegno.
  • Uno fra i tanti?
  • Uno sponsor che si intitoli il massimo campionato, per non andare troppo lontano. Ma soldi a parte il problema è decisamente più ampio. Si tratta di...
  • Di?
  • Di quel deficit di cultura sportiva che il nostro sistema paese si porta appresso da anni e il cui peso rallenta sensibilmente i processi di sviluppo e di cambiamento. Mica solo nello sport! Sia chiaro. È che per andare avanti servono progetti di ampio respiro che siano sostenibili nel tempo. L’Italia è un paese che agisce per scatti improvvisi, che non genera e  non alimenta continuità di risultati, che brilla di luce anche intensissima ma che, una volta accesa, tende a spegnersi in tempi molto brevi. Presente le stelle la notte di San Lorenzo? Bellissime, affascinanti. Ma durano il tempo di un’occhiata estasiata. Poi torna il buio.
  • Le stelle cadenti cui si riferisce sono…
  • Per esempio alcune franchigie territoriali, nate dall’esigenza di garantire il volume di attività, ma che dopo partenze anche incoraggianti, semplicemente smettono di… pulsare. Spariscono, scompaiono alla vista. E lasciano vuoti molto difficili da colmare.
  • Fuor di metafora?
  • Quei progetti di rugby al femminile che per un certo periodo di tempo hanno avuto rango e credibilità all’interno dei club ma che poi, calata l’attenzione, scomparso l’effetto novità… Diciamo che certe convivenze fra rugby al maschile e al femminile non hanno prodotto i frutti sperati
  • La soluzione è nei club tutti al femminile?
  • Non nella mia visione strategica del problema. Io sono in tutto e per tutto convinta che maschi e femmine, fin dalla più tenera età, debbano mettere in comune i momenti di formazione. Lo fanno a scuola, perché non farlo in ambito sportivo? Maschi e femmine che condividono riti di passaggio, uscita dalla prima infanzia e poi l’adolescenza sono, a mio avviso, garanzie di una società comunque migliore. E parlo di Società con la S maiuscola, non solo quella sportiva, sia chiaro.
  • No ai rugby mono genere, quindi?
  • Il mio sogno sono realtà che accolgono tutti e tutte, che includano, che integrino, che abituino allo scambio di esperienze, che non generino fenomeni di drop out al momento della scoperta dell’altro sesso. Sono profondamente convinta che il nostro sport, da questo particolare punto di vista, sia in grado di offrire un importante valore aggiunto in termini di canoni di comportamento e di maturità nelle scelte. Mia figlia grazie al rugby è cresciuta in mezzo a coetanei maschi e non sa cosa sia la preclusione di genere. Quando si parla di valori dovremmo riferirci a queste cose…
  • Scendiamo di un paio di gradini. Domani parte il campionato: pronostici?
  • Le forze in campo non sono cambiante in maniera sostanziale rispetto al recente passato. Nel girone 1 dico che Valsugana, Colorno e Monza hanno qualcosa più della concorrenza, con un asterisco alla voce Villorba. Le trevigiane sono la vera incognita della stagione. Si sono rafforzate grazie all’arrivo di Federica Cipolla, altri elementi sono rientrati da esperienze all’estero e il vivaio del club continua a lavorare molto bene. Villorba potrebbe essere un’interessante aggiunta di incertezza in vista della fase finale.
  • Nel girone 2 ancora Frascati una spanna sopra?
  • Sì, anche se ha perso qualche elemento interessante, peraltro ben rimpiazzato da un gran numero di giovani. La novità, comunque c’è, e viene da Napoli. Dove sono nate due nuove realtà che hanno ampliato la platea del rugby femminile verso sud. Il dato è di per sé di assoluto interesse. Non vedo l’ora che arrivi il derby! Ci sarà da divertirsi.
  • Torniamo al movimento, ma quanto è grande l’altra metà del nostro cielo ovale?
  • Le tesserate sono intorno a quota 8 mila, in continuo aumento in tutte le categorie. E, tengo a far rilevare, con trend assolutamente allineati e omogenei fra loro. Un buon segnale, senza alcun dubbio. E mettiamoci anche che la fetta di seniores non cala, non si restringe. Le adulte che si avvicinano al rugby sono tante e il loro numero continua a crescere. La scorsa settimana sono andata a visitare una nuova realtà composta tutta di mamme di tesserati. La strada intrapresa è quella giusta.
  • Nazionale: che 2018 sarà?
  • Quello nel corso del quale metteremo mano a un ricambio generazionale per noi assolutamente necessario e strategico. A novembre (a Biella, ndr) incontreremo la Francia in un test match, poi arriverà un Sei Nazioni molto impegnativo, senza contare il circuito europeo del Seven e l’attività dell’Italia under 18. Il lavoro di certo non ci mancherà.
  • Mondiale in Irlanda da poco concluso, l’Italia si è espressa al massimo delle sue possibilità?
  • Assolutamente sì. E lo ha dimostrato esibendo una qualità complessiva di gioco in linea con i contenuti e le modalità del rugby evoluto. Certo è che per battere squadre come gli Usa…
  • Serviranno?
  • Più chili e più centimetri. Niente di più e niente di diverso. Tecnica individuale e organizzazione collettiva non ci fanno difetto. E neanche la voglia di lavorare e la determinazione in campo.

 

Risultati e classifiche Serie A Femminile 

Foto Stefano Delfrate