Sei Nazioni: Non sarà un torneo facile per il Galles
Biennio fondamentale questo del Galles: sarà interessante vedere quanto la politica dei dual contract riporti su le franchigie a livello di Pro12 e nelle coppe Europee; e quanto gioverà alla Nazionale mantenere alla base i giocatori più rappresentativi, evitando casi come quello di Jamie Roberts, dispiaciuto di non poter accettare le offerte dei Blues per evidenti limiti tecnici della squadra di Cardiff. Per il momento, dei 37 convocati al Sei Nazioni 2016, in 11 giocano fuori dal Paese. Ma è un numero destinato a scendere secondo le attuali logiche della WRU.
Entrando nel vivo delle scelte di Gatland per il Sei Nazioni, vanno considerati gli infortunati eccellenti tra i tre quarti, tra cui i titolari dello scorso Championship (chiuso al secondo posto per differenza punti) - Leigh Halfpenny e Rhys Webb - ma anche lo spazio per provare talenti come l'utility back Matthew Morgan (ex Ospreys ora Bristol ma da fine stagione nuovamente in Galles a Cardiff) e il mediano di mischia Aled Davies, unico esordiente nel gruppo del Sei Nazioni e autore di un ottimo inizio di stagione con gli Scarlets. Tra gli avanti non ci sono facce nuove, solo i ritorni di Turnbull (a Cardiff sta facendo benissimo) e, in generale, un'età media piuttosto bassa. Sam Warburton è confermato come capitano.
Non sarà un Sei Nazioni facile per il Galles, non solo l'esordio è a Dublino con l'Irlanda campione in carica ma c'è anche l'Inghilterra a Twickenham. E se la difesa è un caposaldo l'attacco ha bisogno di nuove soluzioni: il Mondiale ha chiarito che non basta andare oltre la linea del vantaggio e vincere le battaglie aeree per segnare le mete, il Galles ha bisogno di alzare la media dei passaggi per singolo giocatore, dando respiro alla manovra e sfruttare al meglio le fasi in cui si trova nei 22 avversari.
Last but not least, Gatland con questo Sei Nazioni si gioca anche altro, ovvero la conferma sulla panchina dei Lions per il Tour 2017.
Foto Elena Barbini