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Emigrants. Italiani che viaggiano, con la valigia, che non è più di cartone, e un progetto di vita. Per alcuni si tratta di un sogno di forma ovale: fare rugby dove il rugby è grande davvero. Per diventare sempre più forti, per accettare e vincere nuove sfide, per esplorare i propri limiti, per conoscere genti, lingue e ambienti prima sconosciuti. Lontani dalle proprie origini e, spesso, anche dai propri affetti. Ma decisi a dare il meglio di sé e a conquistare stima e considerazione. Sono numerosi i rugbisti italiani “in giro per il mondo”, in massima parte in Europa. Abbiamo sottoposto ad alcuni di loro un pacchetto di quesiti, cercando di dare al questionario, un taglio vagamente sociologico. Per cercare di capire, prima di tutto, il motivo del loro espatrio. E, ovviamente, per conoscere l’esito della scelta operata. Il più rapido a rispondere è stato Lorenzo Cittadini, che dalla Francia ci ha scritto:

Lorenzo Cittadini

1 - Dove risiedi durante la stagione agonistica?

Attualmente vivo a Biarritz e gioco con il Bayonne nel campionato Top 14. Biarritz e Bayonne sono due cittadine molto vicine fra loro, i rispettivi campi di gioco distano non più di 10 km l’un l’altro, forse meno. Nelle due stagioni in cui ho vestito la maglia degli Wasps ho vissuto a Londra.

2 - La città che ti ospita è… 

Biarritz è molto carina, non troppo grande quanto a dimensioni e popolazione. Sorgendo in riva al mare offre una buona qualità di vita, nei mesi caldi è molto affollata di turisti, soprattutto appassionati di surf. Bayonne ha una popolazione di poco inferiore alle 50 mila unità, origini romane e il suo motto, tradotto dal latino, è “Mai infangata”, che la dice lunga sul carattere combattivo dei suoi abitanti. Si trova a 30 chilometri dal confine spagnolo,ed è al centro di una regione davvero molto bella e di grande interesse culturale. Praticamente siamo fra i Pirenei e l’oceano Atlantico, nel raggio di pochi chilometri si possono trovare scenari diversi, tutti affascinanti.

3 - Il rugby nella città in cui vivi ha un ruolo “sociale” rilevante?

Molto rilevante, decisamente. Sia Bayonne sia Biarritz (che disputa il ProD2 e viaggia stabilmente nelle posizioni di testa) sono squadre storiche del campionato francese. A detta di molti il pubblico di Bayonne è uno dei più appassionati e fedeli di tutta la Francia. Tutte le squadre e i tifosi avversari vengono sempre volentieri qui a giocare.

4 - Da cosa te ne sei accorto?

I nostri tifosi sono molto attaccati alla squadra, tutti i giorni ce ne sono almeno una trentina  che assistono agli allenamenti e stanno in piedi tutta la mattina a guardarci e a parlare fra loro. Estate, inverno, sole o pioggia: non mancano mai.

Inoltre capita di essere riconosciuti e fermati in città per scambiare due chiacchiere. Quando le cose in campo non vanno benissimo, sono i primi a spronarci a dare tutto e a cercare di risalire.

Da brividi, non esagero, l’inno che i tifosi allo stadio cantano al nostro ingresso sul terreno di gioco (https://www.youtube.com/watch?v=Ww-53NLwgJE, per chi volesse sentirlo) E poi c’è lo stadio, intitolato a Jean Dauger, praticamente sempre esaurito nonostante la stagione non stia andando… benissimo.

5 – Descrivi la tua settimana da atleta

La settimana tipo comincia il lunedì, a seconda se hai giocato o meno il lavoro può variare fra palestra, fitness, recupero, massaggi, bike, streching etc..Poi ci sono sedute di analisi video collettive o di reparto, e sedute a bassa intensità di affinamento skills o di reparto.

Martedì è il giorno più duro: reparti separati (per noi avanti mischie e maul), palestra, collettivo difesa, oltre sedute video collettive o separate. 

Mercoledì libero, tranne che per gli infortunati o per chi ha esigenze particolari.

Giovedì è molto simile al martedì ma con più intensità che contatto, e grande attenzione  su attacco e rimesse laterali. 

Venerdì mise en place (rifinitura, il classico team run) e video.

Sabato partita.

A seconda che si giochi in casa o fuori il programma può cambiare ma in generale questa è la struttura di base del piano delle attività. Ultimamente abbiamo aumentato i carichi di lavoro con sedute extra, mirate alle esigenze dei singoli.

6 - La rosa del tuo attuale club è di …. 

Cinquanta giocatori, compresi alcuni Espoirs che si allenano con la prima squadra, Gli Espoirs sono i giovani under 23 che partecipano al campionato di categoria (Espoirs, appunto). Questo sistema permette di coinvolgere i migliori prospetti con la prima squadra ma sono sempre disponibili anche con la squadra cadetta. Ogni settimana infatti alcuni giocano in Espoirs, altri rimangono con la squadra professionelle. Si allenano come professionisti a tutti gli effetti.

7 - Lo staff tecnico del tuo attuale club è composto da…

Capo allenatore che segue i tre quarti e l’attacco, allenatore della difesa, allenatore degli avanti, 3 preparatori fisici 3 video analist (di cui uno è stagista), 3 fisioterapisti, uno stagista per massaggi, 2 osteopati, 2 medici, un team manager. Inoltre ci sono altre figure come magazzinieri e gli impiegati che lavorano negli uffici.

8 - Il pubblico medio agli incontri interni è di …

Bayonne ha una media campionato compresa fra 13 e 15 mila spettatori.

9 - Il rapporto con i tifosi è…

Molto buono. C’è molta attenzione alle sorti della squadra. Ma non si trasforma mai in pressione negativa. L’approccio del tifoso medio direi che è figlio di una cultura radicata e consolidata nel territorio. Il club è attivo dal 1904…

10 - Nella tua squadra quanti sono i giocatori che NON provengono dal paese che vi ospita?

Diciotto.

11 - Il motivo per cui hai scelto di andare a giocare all’estero è…

Misurarmi con campionati e culture diverse, modi di giocare differenti, raggiungere traguardi sportivi di rango più elevato, imparare nuove lingue, conoscere persone e vivere nuove esperienze, testarmi come uomo uscendo dal mio ambiente familiare e italico.

12 - Obiettivo raggiunto? 

Sportivamente parlando sicuramente raggiunto nei due anni passati a Londra. Sono arrivato a giocarmi una semifinale di Champions Cup e di Premiership! In Francia sto lottando per evitare di retrocedere. Un’ esperienza nuova, un diverso tipo di pressione.

Sono comunque molto contento della mia scelta estera, mi ritengo fortunato a poterla vivere e forse è arrivata anche troppo tardi. Soprattutto in Inghilterra ho vissuto un rugby di altissimo livello, sia come organizzazione del club sia sul piano strettamente tecnico e prestazionale. Ho sempre voluto fin da giovane provare anche l’esperienza francese, diversa sicuramente da quella anglosassone ma molto formativa.

Sono contento, prima di tutto, perché sono sempre riuscito a ritagliarmi il mio spazio in campo. Ritengo infatti fondamentale giocare anche quando sei in una squadra straniera, soprattutto quando raggiungi la maturità come giocatore. 

13 - Hai dato una scadenza alla tua permanenza all’estero o pensi di finire la carriera fuori dall’Italia?

Penso che potrei finire la mia carriera all’estero. Non sono più giovanissimo, fino a che starò bene fisicamente e non sarà un peso alzarmi la mattina per andare ad allenarmi, penso che continuerò a fare come lavoro ciò che mi piace. Mi ritengo molto fortunato a giocare rugby da professionista.

14 – Qual è una caratteristica tecnica peculiare del campionato in cui giochi?

L’importanza della mischia sia come mischia chiusa che come maul. È’ in questo settore che tutte squadre costruiscono le vittorie, qui in Francia.

15 - Hai già pensato alla tua futura collocazione post rugby giocato?  

Ci sto pensando. Per ora, nessuna scelta definitiva.

 

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