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Non si spara sulla Croce Rossa. Nessun uomo (o donna) degno di questo nome lo farebbe. La Croce Rossa è sacra, gode di quella extraterritorialità etica e fattuale che impedisce/dovrebbe impedire a chiunque di superarne il confine. Di mettere mani o piedi dove mani e piedi di altri non sono ammessi. Dita comprese.

Però… ho visto e rivisto la meta che le Fiji ci hanno segnato approfittando della assoluta inadeguatezza tecnica di tale Braam Steyn il quale, partito palla in mano all’altezza dei 50 metri (44’) dalla base di una mischia ordinata all’altezza dei 15 di destra, supera il vantaggio, impegna la parte chiusa e riesce (impresa per niente scontata né di facile realizzazione) a mettere la palla fra le mani dell’unico difensore intercalato fra sé e il mediano di mischia azzurro. Con il risultato che il figiano va a segnare circa 60 metri più avanti praticamente indisturbato, se si eccettua il tentativo di intervento di Esposito in recupero non riuscito per evidente e mortificante differenza di cilindrata.

Non si spara sulla Croce Rossa. Confermo.

Però… ho visto e rivisto l’azione (4’) di Fiji che gioca al largo dx-sx una palla da mischia ordinata, con la prima linea difensiva dell’Italia che risulta composta da (nell’ordine): 9 – 10 – 12 – 13 - 14, e l’apertura in maglia bianca che serve il 12 schierato secondo centro lungo una linea di corsa “a rientrare” (cambio di angolo interno) e costui trova la porta fra il nostro 10 e il secondo difensore azzurro in piedi magicamente aperta, per la più semplice e incontestata delle galoppate avanzanti fino alla nostra area di meta. Con il corollario della copertura in ritardo dei nostri 7 e 8 e la ciliegina del placcaggio mancato dall’11 in azione di disperata copertura. Tali essendo i fatti, mi sento autorizzato a pensare che (anche stavolta, lo ammetto) ha ragione da vendere il Maestro Luciano Ravagnani che, stamattina al telefono, ha concluso che una penetrazione del genere, con tutte quelle maglie azzurre nei dintorni “è di una pulizia esecutiva assolutamente inarrivabile. Roba che, volendola riprodurre, risulterebbe quasi impossibile da replicare”. E si riferiva all’Italia, ovviamente.

Poi, chi volesse flagellarsi il giusto e piangere ancora una volta su ciò che è stato e su ciò che, invece sarebbe potuto essere, si accomodi pure, e se la prenda con il destino cinico e baro che ci ha negato la prima “non sconfitta” sul terreno della capitale dell’atollo del Sud Pacifico a tempo scaduto e a causa di un drop (peraltro in regime di vantaggio concesso) maligno e perverso. Ognuno, nella vita, su un campo sportivo o ai bordi di esso, ha diritto di dire e pensare ciò che vuole. Ma, fuor di metafora e una volta riposta la vasellina, due domande sorgono spontanee: 

1 – cosa ci fa Braam Steyn nell’alto livello internazionale. Meglio: come c’è arrivato?

2 – si potrebbe conoscere il meccanismo difensivo in prima fase da mischia ordinata, in parità numerica, senza falsi penetranti, con il secondo centro che stringe sul canale del primo?

Così, giusto per trovare (quando ricapiterà) una ragione plausibile, che non siano l’insonnia, l’impepata di cozze o il condizionatore guasto, per scendere in salotto prima delle 5 del mattino “per guardare l’Italia in tour”.

 

Risultati dei test match estivi 2017