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Articolo pubblicato su Allrugby numero 145

In questo Sei Nazioni Callum Braley si è conquistato in Nazionale il ruolo di numero nove titolare. E la prossima stagione si traferirà al Treviso.

 

“L’Italia Crispina” era uno dei libri dell’esame di Storia contemporanea. Si analizzava la figura di Francesco Crispi, uomo chiave del periodo risorgimentale, grande sostenitore dell’impresa garibaldina, responsabile della modernizzazione del Paese ma anche della politica coloniale in Africa. Un periodo complesso, un esame infinito. Crispi era originario di Ribera, Agrigento, Regno delle Due Sicilie ma a un certo punto, al seguito di Mazzini, andò in Inghilterra. Lo stesso fece dopo la seconda guerra mondiale Franco Territo, lui da Ribera andò a Bristol in cerca di fortuna. Crispi sposò Rose Montmasson, Franco Territo Patricia Markham. (Per chi fosse interessato al seguito della vita di Francesco Crispi consiglio il libro di Daniela Adroni di cui sopra). Da Franco e Patricia nascerà Rosanna che dopo aver incontrato Stuart, il 20 marzo del 1994 darà alla luce Callum Edward Braley, mediano di mischia titolare degli Azzurri per il Sei Nazioni 2020. La storia è curiosa e l’abbiamo presa da lontano ma è bene sviscerare il legame di questi giocatori con il Bel Paese - parliamo di Braley ma si può dire lo stesso per Sisi, Polledri e Negri - perché rispetto ai Jayden Hayward, Dean Budd o, in futuro, Monty Ioane, si tratta di un’eleggibilità legata ai parenti italiani, non alla regola 8 di World Rugby (36 mesi di residenza, che passeranno dal prossimo dicembre a 60, è quanto serve a essere naturalizzati).

Un passo indietro: la notizia di Braley aggregato al gruppo azzurro stupì un po’ tutti e arrivò proprio un annetto fa. Si scoprì che Conor O’Shea e la Federazione lo avevano messo nel mirino da un po’ di tempo. Lui aveva sempre saputo della possibilità di giocare per l’Italia e per coronare un sogno, ovvero la carriera internazionale, dire di sì alla maglia azzurra era la scelta giusta da fare. 

“È stato molto interessante il primo training camp con O’Shea. Per la lingua e tutta una serie di altre cose, ero completamente fuori dalla mia comfort zone. Mi ha molto stimolato”. Callum non parla italiano (“Non come vorrei, spero l’anno prossimo di riuscirci”) anche se ha frequentato il nostro Paese in occasione delle feste comandate. Ma niente Regno delle due Sicilie, piuttosto Stato Pontificio: Franco e Patricia Territo a un certo punto divorziano e lei sposa un altro italiano con cui si trasferisce a Civitavecchia. Di qui andranno nella Città dei Papi, Viterbo. A parte qualche Natale e Pasqua, Callum cresce però a Bristol, dove inizia a giocare a rugby verso i 5 anni. È papà Stuart che lo allena al St Mary’s, lo stesso club di Jack Polledri, un anno e mezzo più giovane di Callum. I neroverdi sono il serbatoio del Bristol che lo accolgono a braccia aperte, al contrario di Polledri (“essere scartato mi ha spronato ancora di più”, disse una volta il terza linea). Esordisce a diciassette anni in British and Irish Cup, contro i Cornish Pirates. È il periodo della Nazionale inglese giovanile, che Braley frequenta fin dall’U16, un’esperienza nell’alto livello che si concretizzerà con due vittorie nel campionato del mondo U20. La prima in Francia in finale contro il Galles nel 2013 e poi, l’anno successivo, contro il Sudafrica di André Pollard in Nuova Zelanda. Da capitano.

Braley lascia i Bears nel 2014, sia per naturale scadenza del contratto sia perché la squadra non raggiunge l’obiettivo della promozione in Premiership. È un trasferimento di sole 35 miglia, sulla M5, l’autostrada che da Bristol porta a Gloucester. “Il derby con Bristol è ovviamente la prima partita che cerco quando escono i calendari”. Dall’anno prossimo questa abitudine non ci sarà, anche perché i clàsicos del Pro14 con le Zebre sono sempre a cavallo di Natale e all’ultima giornata. “Sono stato a Treviso per la preparazione del Mondiale, so che ci sono tante cose da fare e da vedere, tipo laghi, montagne, città, rispetto all’Inghilterra tutto è più vicino e comodo. Sarà interessante”. I motivi che lo spingono a misurarsi con il rugby nostrano sono evidenti: a Gloucester è chiuso da Willi Heinz e aver scelto l’azzurro impone delle scelte: “È un bel momento per una nuova sfida, e penso che per la carriera internazionale la cosa migliore sia giocare in Italia. Posso parlare il più possibile in Italiano e poi il Benetton è una squadra che sta crescendo molto, che vuole lottare per il titolo”.

Oltre alle aspettative del Benetton, Braley dovrà vedersela anche con una Nazionale che non vince spesso, molto diversa da quella giovanile, bicampione del mondo, cui era abituato: “È difficile comparare Italia e Inghilterra, onestamente, i pathway sono molto diversi e poi la mia esperienza italiana è ridotta a un solo anno. Noi siamo molto migliorati con Conor, abbiamo perso partite che potevamo vincere, ora con Franco stiamo lavorando ogni giorno per avere un’identità di gioco chiara”.

Nelle prima due giornate del 6 Nazioni abbiamo visto un “nove” dal buon passaggio, un piede educato e la capacità di trovare l’intervallo quando il gioco è un po’ rotto: “Sono un mediano di mischia d’attacco, la mia velocità è qualcosa che Franco mi chiede tanto, mi piacerebbe essere più pericoloso con la palla in mano, mi piacerebbe in realtà calarmi bene nella realtà italiana e migliorare sotto tanti aspetti. Sappiamo che possiamo migliorare, soprattutto nei breakdown e anche in difesa ma tra Cardiff e Parigi qualcosa di meglio si è visto. Abbiamo un nuovo sistema di attacco che stiamo mettendo a punto, ci vuole ancora un po’ forse perché sia efficace. Abbiamo giocato solo due partite, entrambe in trasferta e dei cambi così radicali non possono essere evidenti dalla sera alla mattina. Io credo stiamo andando nella giusta direzione per crescere come squadra, e la cosa è entusiasmante”.

 

Callum Braley è nato a Bristol il 20 marzo 1994. In Premiership ha giocato con la maglia del Gloucester oltre 60 partite nell’arco di sei stagioni, realizzando 8 mete. Con la maglia dell’Italia ha debuttato lo scorso agosto contro l’Irlanda a Dublino.

 

 

 

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