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L’anno del Mondiale è sempre un anno particolare, avvincente, un anno che rimarrà impresso nella mente dei più appassionati e attenti cultori della palla ovale. Il 2019 ha visto trionfare per la terza volta in sette edizioni il Sudafrica nel remake della finale di Parigi del 2007. Inevitabile quindi la maggior presenza di giocatori Springboks nel Best XV 2019 di Rugbymeet, abbiamo individuato

9 sudafricani, 2 inglesi, 2 giapponesi, 1 gallese e 1 neozelandese nella squadra dei migliori giocatori dell’anno solare 2019. Con piacere inseriamo per la prima volta nella squadra ideale ben due atleti del Giappone, nazionale che si è meglio distinta nella prima Rugby World Cup su suolo asiatico. Solo un All Black tra le nostre scelte, per lo più fuori ruolo, parliamo di Beauden Barrett che di solito gioca mediano di apertura.

Bando alle ciance e andiamo a visionare le scelte di Rugbymeet, voi cosa ne pensate?

 

Rugbymeet Best XV 2019:

15 Beauden Barrett (Nuova Zelanda): non solo un regista ma un giocatore completo, playmaker dalle indisusse doti individuali (86 palloni portati allo scorso Mondiale), dotato di uno scatto bruciante e un gioco al piede eccellente. Ha ricoperto il ruolo di estremo senza mostrare alcuna carenza fisica, lui che è stato sempre schierato come mediano. Un plauso a Willie Le Roux, che ha mostrato il meglio di se in vista dei Mondiali.

14 Cheslin Kolbe (Sudafrica): velocità, accelerazione, destrezza. In termini calcistici si parlerebbe di una "formica atomica" (171 cm per 74 kg). Rimembrando le gesta di un altro piccoletto della tre quarti, il compianto Chester Williams, Kolbe è stato la bestia nera del Rugby Championship e dei Mondiali. Citazione per Sevu Reece, che appartiene ad una categoria tradizionale di tre-quarti (180 cm per 98 kg), e non ha minimamente mostrato segni di agitazione nell'esordire con gli All Blacks, marcando quattro mete in 6 caps.

13 Manu Tuilagi (Inghilterra): il Caterpillar della tre quarti inglese (185 cm per 114 kg) quest anno ha fatto a gara con il connazionale Joe Cokanasiga a chi rompeva più placcaggi. Tuilagi resta un centro dalle qualità mostruose in fase offensiva, autore di sei mete internazionali (due al Sei Nazioni, una nei test match, tre ai Mondiali). Caratteristiche simili le riscontriamo in Samu Kerevi, tra i migliori centri di quest anno.

12 Owen Farrell (Inghilterra): presuntuoso e sbruffone, la copia sputata del suo coach Eddie Jones, ma anche un capitano dinamico ed elastico. Quell'espressione di sfida lanciata all'haka degli All Blacks non la si vedeva dai tempi di "Tre uomini e una gamba" e, vuoi quella sfacciatagine, vuoi il cuore di questo capitano, la Red Rose è riuscita nell'impresa di abbattere la Nuova Zelanda.

11 Kenki Fukuoka (Giappone): Avreste voluto vedere Mapimpi o Josh Adams in questa posizione, e invece beccatevi il giapponese dei Panasonic Wilds Knights, che quest anno ha marcato quattro mete mondiali e ci ha deliziato con delle giocate sublimi. Perchè strappare l'ovale dalle mani di uno che pesa 110 kg, mentre tu ne pesi appena 80, è un'azione che non può essere ignorata. Un plauso a Josh Adams, metaman dei Mondiali (7 marcature) e a Marika Koroibete, playmaker dei Wallabies, premiato giocatore dell'anno in Australia.

10 Handré Pollard (Sudafrica): Tra i 42 punti segnati nel Rugby Championship, e i 69 messi a segno ai Mondiali, Pollard è il top scorer indiscusso della stagione internazionale. Regista dalle doti eccellenti e un piazzatore inamovibile. Eravamo indecisi tra lui e Dan Biggar, altro protagonista del rugby mondiale, titolare indiscusso del Galles di Gatland privo di Gareth Anscombe.

9 Faf de Klerk (Sudafrica): Ecco la terza "formica atomica" del nostro XV, in un anno in cui i piccoli hanno dominato. Poteva essere il Player of the Year (premio andato a du Toit) ma questo mediano di 170 cm ha riscritto il ruolo. Sin da quel placcaggio sul gigantesco Nathan Hughes si era capito che il ruolo di mediano di mischia non è più come quello di una volta. Citazione per TJ Perenara, che quest anno ha dimostrato di valere più del connazionale Aaron Smith, eppure con grande umiltà sa fare il suo ruolo in modo egregio: partire dalla panchina e rompere gli equilibri.

8 Duane Vermeulen (Sudafrica): È il primo di una terza linea tutta sudafricana e di una mischia che vede 6 giocatori Springboks. Vermeulen è una forza della natura, alternando in modo deciso la fase di copertura a quella offensiva.

7 Pieter-Steph du Toit (Sudafrica): Giocatore dell'anno, questo gigante (2 metri per 120 kg) è un mattatore in terza linea (60 placcaggi . Potremmo parlare di una seconda linea adattata a tale ruolo, ma il pretesto è stato di avere un giocatore in più che superasse i 2 metri. du Toit è un placcatore micidiale, oltre che inarrestabile ball carrier. Sembrerà strano dirlo, ma quest anno il lavoro di CJ Stander è stato pressocchè infruttifero, di fronte a quello che ha messo in campo un trattore come Sam Underhill (69 placcaggi ai Mondiali , tra i migliori inglesi al Mondiale. Citazione per l'unico Azzurro in questo XV, Jake Polledri, ball carrier di peso della nostra squadra, l'unico capace di rompere il muro difensivo del Sudafrica.

6 Siya Kolisi (c) (Sudafrica): il primo capitano nero a sollevare la Webb Ellis Cup. Nel 2007 seguì la finale Mondiale in una taverna di Port Elizabeth, adesso solleva la Coppa del Mondo. Kolisi (57 placcaggi ai Mondiali) ha messo in campo il cuore, quello di un popolo pieno di problemi sociali, a cui il capitano ha dedicato il titolo mondiale. Sul comparto tecnico nulla da dire sul fenomeno Tom Curry (48 palloni portati e 57 placcaggi) e sul flanker All Blacks Ardie Savea.

5 Eben Etzebeth (Sudafrica): Quando uno alto 2 metri e 03 intercetta un pallone e poi di corsa va a segnare... vuol dire che non abbiamo capito niente di rugby. Eben Etzebeth è la seconda linea che tutti vorremmo avere in squadra, quell'avanti che nel momento di disperazione ti risolve il problema. In un anno ha messo di tutto in bacheca: un Mondiale, un Rugby Championship e una minaccia a mano armata. Per l'ultima restano molti problemi etici e morali, il che ci lascia chiedere perchè Erasmus l'abbia convocato, ma sul piano tecnico non possiamo dire assolutamente nulla su questo gigante.

4 Alun Wyn Jones (Galles): Miglior giocatore del Sei Nazioni 2019 e candidato al premio BBC di personalità dell'anno. Alun Wyn Jones, a 34 anni, ha guidato un Galles incerottato ad un quarto posto Mondiale... non roba da poco. L'esperienza mostrata in campo è comune a pochi, in fase di recupero del possesso e come placcatore (il migliore del Mondiale, con 79 placcaggi) nessuno riesce a batterlo! Citazione per Maro Itoje che quest anno è tornato a giocare come ha sempre saputo fare (71 placcaggi, il secondo miglior placcatore del Mondiale).

3 Frans Malherbe (Sudafrica): colonna della mischia sudafricana, decidere tra lui e Kitshoff è stata una vera impresa. Non possiamo non escludere un'altra colonna, l'inglese Kyle Sinckler, 

2 Shota Horie (Giappone): capisci che questo tallonatore è stato il migliore del Mondiale quando, durante il match con l'Irlanda (man of the match), va a mettere un grubber per Matsushima. Lo stile della scuola neozelandese non è affine a molti, ma questo giapponese l'ha appreso in modo stupefacente. Per lui anche 58 placcaggi. Ci saranno anche i tanti Mbongi Mbonambi, Cowan-Dickie, Malcom Marx, ma è giusto premiare coloro che non vengono dalla scuola dei molossidi. Un plauso anche a Ken Owens, instancabile tallonatore, sia ai mondiali che al Sei Nazioni. Una macchina da turnover.

1 Tendai Mtawarira (Sudafrica): al suo ultimo Mondiale "The Beast" ha lasciato il segno con il suo gioco colossale in mischia e in ruck. Citazione per Keita Inagaki: il pilone giapponese chiude il Mondiale con una meta nel match più rilevante dell'anno, quello con la Scozia.

 

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