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Il suo nome è “regola dei cinque perché”, R5p volendo sintetizzarla in una sigla. Definisce empiricamente i gradi di valutazione e di predizione dell’esito di un match. Dice, in altre parole, in base a quali specifiche superiorità comprovate una squadra abbia o non abbia possibilità di prevalere sull’altra al termine della gara. Non posso dire che sia in tutto e per tutto “roba assolutamente mia”, si tratta però di un codice che ho perfezionato, in piena autonomia, negli anni in cui mi sono occupato di formazione di giovani rugbisti e delle fortune agonistiche delle squadre da essi composte. Più tardi ho provato ad applicare la R5p a match di livello diverso da quello giovanile con esiti davvero incoraggianti. Ai miei studenti di Scienze motorie che frequentano il corso di Teoria, tecnica e didattica del gioco del Rugby a Padova e a Ferrara, continuo a proporlo come strumento di lettura e di verifica dei rapporti di forze sul campo. Non è un teorema. E sta a un sofisticato computer di ultima generazione come l’accetta del boscaiolo sta al bisturi del microchirugo oftalmico, o la pennellessa di Giobatta l’imbianchino a un Kolinsky in martora a punta arrotondata. Non spacca il capello in quattro, tanto per restare nella metafora, diciamo che apre l’anguria in due e ti permette di guardarci dentro.

A quanto sopra esposto ho pensato dopo aver assistito alla terza partita delle ragazze della Nazionale impegnata nel Mondiale di Dublino. Al termine della fase di qualificazione l’Italia del bravo Andrea Di Giandomenico è ultima del proprio girone. Tre partite perse su tre, nessun bonus conquistato. Il prossimo 22 agosto se la vedrà con il Giappone per vedere di non arrivare 11esime su 12 (Hong Kong è un paio di gradini sotto a tutte). Anche il Giappone è sempre stato sconfitto (Irlanda, Francia, Australia) e mai è stato capace di perdere con meno di 8 di scarto o segnando 4 mete. Andrà come dovrà andare, non è questo il problema, anche se l’Italia donne era partita per l’avventura mondiale con un credito e una credibilità che autorizzavano a prefigurare scenari decisamente migliori di quelli che oggi appaiono all’orizzonte. La R5p mi è venuta alla mente guardando in Tv le tre sconfitte azzurre. La riassumo per quanti (probabilmente milioni) che non la conoscessero.

Quando sul campo si affrontano squadra A e squadra B, il primo indicatore da prendere in esame per individuare quale delle due ha più possibilità di prevalere sull’altra è:

1     Livello delle competenze fisico atletiche

Se A>B vince A. Se dal raffronto eseguito (anche a occhio nudo, senza bisogno di test o di misurazioni) il risultato è un pareggio, tocca passare all’indicatore successivo che è

  • Livello di competenze tecnico esecutive individuali

Se A>B vince A. Se dall’ulteriore raffronto eseguito (….) il risultato è un pareggio, tocca passare all’indicatore successivo che è

  • Livello dell’organizzazione collettiva nelle fasi statiche e nello sviluppo del gioco nella fase di attacco e di difesa

Se A>B vince A. Se dal raffronto eseguito (….) il risultato è un pareggio, tocca passare all’indicatore successivo che è

  • Numero delle individualità di eccezionale competenze/abilità presenti nelle due squadre

Se A>B vince A. Se anche da questo raffronto eseguito (….) il risultato è un pareggio, tocca passare all’indicatore successivo che è

  • Il fattore C. Quello che secondo i malpensati ha fatto le fortune del Milan di Sacchi (il fatto C erano gli olandesi e le palanche del padrone di casa, mica arbitri o colpi di vento, sia chiaro!)

Se A>B vince A. Se anche da quest’ultimo raffronto eseguito il risultato è un pareggio, tocca passare all’indicatore successivo che però NON esiste. E la partita finisce in parità.

 

Ma siccome le partite di rugby che finiscono in pareggio sono rarissime, significa che a determinare il successo dell’una o dell’altra delle squadre sul campo sia uno dei precedenti quattro indicatori.

Nota metodologica: quando uno degli indicatori assegna a una squadra la superiorità nei confronti dell’altra, l’analisi può considerarsi terminata. Non serve cioè continuare fino alla fine del protocollo per sapere come andrà a finire. Nella tabella riassuntiva che pubblichiamo l’abbiamo fatto per puro masochismo.

Concludendo: a quanti si dovessero essere domandati “come ha fatto l’Italia perdere” tutte le tre partite della fase di qualificazione rispondiamo R5p alla mano:

  • Gli Usa ci sono stati superiori al punto 1 (e al 4)
  • L’Inghilterra ci è stata superiore al punto 1 (al 2 e al 4)
  • La Spagna ci è stata superiore al punto 2

     Nessuna delle partite esaminate si è risolta grazie al punto 5.

 

Risultati e classifiche della Women’s Rugby World Cup