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Matteo Muccignat da Pordenone, 130 chili di pilone lato introduzione (ma se serve disponibile anche  per l’altro estremo della prima linea), dieci stagioni di Pro 12 a Treviso (80 caps), oggi punto di forza della Rugby Rovigo di Joe McDonnell. Nel rugby giocato per davvero, e soprattutto “là davanti”, le differenze di rango, di sigla e di censo si avvertono poco. La fatica prima di tutto, il resto segue a ruota.

ï         Conferma?

-          Assolutamente. Il lavoro del pilone è una miscela molto particolare, fatta di meccanismi esecutivi molto precisati e specialistici tipici delle fasi statiche e disponibilità a entrare nel movimento collettivo con il massimo della disponibilità. Però è vero: la fatica è fatica. Ed è tanta!

ï         Ruolo a parte, qual è la differenza più evidente fra il Pro 12 e l’Eccellenza?

-          La più evidente e la più banale: le risorse a disposizione. In primo luogo finanziarie, e conseguentemente di tipo logistico e organizzativo. Il Pro 12 è rugby professionale al 100%, in Eccellenza una tale percentuale non sempre viene rispettata. Questione di budget.

ï         Però Rovigo fa parte della fascia alta del nostro massimo campionato…

-          E in effetti una tale posizione si avverte anche nelle strutture e nei servizi che il club mette a disposizione degli atleti. La realtà è che in Eccellenza ci sono meno risorse, ma che tutti cercano di fare e di dare il massimo con quello che c’è.

ï         In pratica, e tornando alla mischia ordinata: come si sta e come si stava nel cuore del gioco?

-          Il livello tecnico dei piloni che ho incontrato e quelli con cui mi misuro con la maglia del Rovigo non è molto distante. In generale posso dire che a fare la differenza fra una partita di Pro 12 e una del nostro campionato è il ritmo complessivo, l’intensità. Da noi decisamente meno elevata. Anche per colpa di lacune tecniche che pesano e incidono sulla continuità del gioco. In Pro 12 sequenze da 2 o 3 minuti sono quasi la norma. In Eccellenza rappresentano ancora un’eccezione. Anche se…

ï         Anche se?

-          I rilevamenti statistici dicono che nel nostro campionato il tempo effettivo sta crescendo e si è attestato oltre i 30 minuti. Non male, direi. Anche perché le squadre sono molto più reattive sulle palle vaganti e su quelle recuperate. L’attitudine è buona, il tentativo di ricostruire gioco è lodevole. Non sempre supportato dalle necessarie abilità, ma… intanto c’è, e la cosa non può non dirsi importante.

ï         Livello arbitrale?

-          Fra Eccellenza e Pro 12, oggi Pro 14, direi molto, molto simile. Direi che le ultime generazioni di arbitri italiani hanno metri di giudizio molto simili a quelli del palcoscenico internazionale. Abbiamo buoni arbitri. È un fatto.

ï         E il pubblico?

-          Quello no, non è paragonabile. Sabato mi ha molto deluso vedere il Plebiscito praticamente vuoto in occasione del derby di Continental con il Petrarca. E anche se Rovigo si conferma piazza fra le più affezionate d’Italia… qualcosa andrebbe fatto per portare o riportare più gente allo stadio.

ï         Sarà che la Continental interessa poco?

-          Difficile dirlo. Non posso parlare per i tifosi, ma so per certo che il premio finale di un posto in Challenge è ricompensa di assoluto valore, un’opportunità che i club non credo vogliano farsi scappare a cuor leggero.

ï         Ma una competizione con semifinale e finali nel periodo dei nostri play off…

-          In effetti si tratta di una scelta… poco avveduta, diciamo così.

ï         Sabato al Battaglini arriva Viadana. Partita delicata. Un pronostico?

-          Noi ce la giochiamo con l’obiettivo di vincerla, è scontato. Viadana ha punti di forza interessanti e produce buon rugby. Mi aspetto una sfida aperta e incerta, spero anche spettacolare e tecnicamente di qualità.

ï         Lotta per lo scudetto: sarà un'altra finale Calvisano – Rovigo?

-          Me lo auguro! Questo primo scorso di stagione ha detto che Calvisano, che pure ha cambiato molto, è forte come un anno fa. E’ la squadra da battere, ma lo si sapeva. Credo che la sorpresa potrebbe essere il Petrarca di Marcato, il gruppo c’è e l’ho visto molto unito, direi convinto dei propri mezzi, forse più che nella passata stagione. Una pretendente naturale nella corsa al titolo.

ï         E le Fiamme Oro?

-          Potenziale enorme, ma da quel che ho visto sul campo è grosso modo la squadra dell’anno scorso. Favaro a parte, che contro di noi non c’era.

ï         Novembre tempo di Test match, tre pronostici sui tre impegni degli azzurri…

-          Con Fiji vinciamo, con l’Argentina dico 50 e 50, con i Bocks a Padova 60-40 per loro. Con noi hanno già perso una volta, non credo che… vogliano ripetersi.

ï         Un commento all’esonero di Jason Wright?

-          Preferisco di no. Sono situazioni delicate. Io penso a giocare.

 

 

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Foto Sandri Rugby Rovigo