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Questo il testo della nota messa in rete dall’ufficio stampa del club veneto alle 10:52: “Il Rugby San Donà comunica di aver conferito mandato ai propri legali affinchè procedano, presso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, all'impugnazione della decisione n.27 del 12/04/2017 del Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni, poichè ritenuta ingiusta e gravatoria”.

Abbiamo chiesto al presidente Alberto Marusso di commentare lo scarno comunicato: “Siamo convinti di aver subito un’ingiustizia e di aver pagato colpe mai commesse, subendo un danno di immagine e anche di natura economica. Il ricorso al Tar del Lazio punta a ottenere una sentenza che decreti l’inconsistenza della decisione del Collegio di garanzia del Coni. Organismo investito della cosa dalla società Rugby Reggio all’indomani del parere a noi favorevole espresso dalla corte federale”.

Niente che possa riscrivere la storia del campionato appena concluso…
“Ovviamente no. Anche se i precedenti di scudetti annullati o di promozioni non riconosciute ci sono. Ma che venga riscritta la classifica ci interessa poco. Il mancato ingresso nella griglia play off ci ha causato minori introiti dagli sponsor nella misura stabilita da precisi contratti. E in caso di pronunciamento del Tsr a noi favorevole, sarò quella del ristoro dei danni subiti una delle nostre linee di azione”.

A chi chiederete i danni?
“Al momento non mi è possibile essere molto preciso. Ma posso assicurare che coinvolgeremo tutti gli attori che hanno portato a una decisione che secondo noi ha tutte le caratteristiche del provvedimento ingiusto, ai limiti del vessatorio. Oltretutto argomentato attraverso una ricostruzione dei fatti che i nostri legali hanno trovato lacunosa e zeppa di imprecisioni, non soltanto formali”.

Quali tempo prevede?
“Secondo il collegio dei nostri legali si tratta di un arco temporale compreso fra i 12 e i 18 mesi. Una cosa è certa: trattandosi di una questione di principio ed essendo il Rugby San Donà la vittima di un atto assolutamente ingiusto, se non persecutorio, da parte nostra c’è la riconfermata volontà di procedere. Di scrivere la parola fine a una vicenda che con lo sport pulito e i valori tanto declamati della nostra disciplina, ha davvero poco da spartire”.

Ottimisti sull’esito, dunque?
“Se i nostri legali non ci avessero espresso il loro parere favorevole a una soluzione che riconosca i nostri diritti negati, non avremmo proceduto. Se l’abbiamo fatto…”

 

Foto Enrico Daniele