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Ha suscitato grande interesse e sta facendo discutere la recente esternazione del presidente Fir Alfredo Gavazzi secondo cui la Fir sarebbe (è, vista la fonte più che autorevole e attendibile) intenzionata ad acquisire la proprietà o l'uso in esclusiva della stadio Flaminio. L'opera, situata lungo viale Tiziano, amministrativamente entro i confini del quartiere romano dei Parioli, progettata da Antonio Nervi, architetto, in collaborazione col padre Pier Luigi, ingegnere, venne inaugurata nel 1959 e fu sede del torneo di calcio delle Olimpiadi del 1960. Il rapporto fra l'impianto e il rugby risale agli anni '70, quando divenne sede degli incontri interni della Rugby Roma, poi Algida con Roy Bish in panchina. 

Al Flaminio la Nazionale approdò in occasione del suo ingresso nel Sei Nazioni nell'anno 2000. Da esso si allontanò quando fu chiaro e manifesto il disimpegno del Comune di Roma nei confronti di un restilyng che si annunciava radica e molto costoso. Secondo Gavazzi occorrerebbero 15 milioni. Altre fonti parlano di cifre vicine ai 40. “Potrebbe diventare la sede dei match delle nostre Nazionali giovanili, dell'Italdonne e del Seven” ha spiegato il numero uno federale. “Senza contare che potrebbe diventare la casa di una franchigia” ha aggiunto, scatenando una ridda incontrollata di ipotesi circa una possibile (probabile) ricollocazione nella capitale delle Zebre, la cui licenza internazionale spirerà nel 2020. E che perciò, ha assicurato Gavazzi, “di sicuro non verranno smantellate”. Di più, al momento, non è dato sapere né  pensare.

Partendo dai dati oggettivi:

-          Il Flaminio è un gioiello che merita attenzione e cura, oltre che la dovuta valorizzazione funzionale. Un simbolo che solo una nazione culturalmente povera e sprovveduta può permettere che cada a pezzi e si trasformi in un ammasso di macerie

-          L'idea di fare del Flaminio, con una capienza stimata intorno ai 30 mila posti, lo stadio delle nostre rappresentative giovanili, del rugby femminile, del Seven e di alcuni uffici federali è, di per sé, ottima

-          Coni e Comune di Roma hanno permesso che il Flaminio diventasse quello che è oggi. Un luogo di decadenza e di sfacelo.

-          Non risulta, a oggi, alcuna presa di posizione sull'argomento da parte di Coni e Comune di Roma

 

Si potrebbe chiudere con alcune domande:

-          Il Flaminio è in vendita?

-          La Fir è intenzionata ad acquistarlo da sola e di ristrutturarlo con fondi propri?

-          Chi fisserà il prezzo di acquisto?

-          Esistono stime in tal senso?

-          La furura eventuale gestione dell'impianto sarà federale o  verrà ceduta a una società controllata istituita ad hoc?

-          Esiste già una road map della procedura che porterà all'acquisizione?

-          Esiste una tempistica stimata dela conclusione dell'operazione?

-          Senza Olimpiadi romane all'orizzonte la cosa andrà avanti comunque?