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L’amministratore delegato di World Rugby Alan Gilpin ha stimato che il nostro sport abbia subito una ricaduta molto pesante dovuta alla pandemia. Lo stesso amministratore delegato aveva già un piano strategico che includeva di affrontare quelle situazioni che sono accadute suddivise in 3 C: Covid, calendario e concussion.

Il Covid-19 ha ridotto al minimo la possibilità di vita di tutte le persone del mondo ed a risentirne sono stati anche gli sport, a maggior ragione uno ad alto rischio come il rugby. 

Le parole di Gilpin: ”Riteniamo dal lavoro che abbiamo svolto negli ultimi sei-nove mesi attraverso i nostri sindacati nazionali membri che probabilmente il danno complessivo è di circa 1 miliardo di sterline. Lo diciamo perché abbiamo lavorato, ovviamente, a livello di élite del gioco per capire gli impatti di Covid e l'enorme calo delle entrate che abbiamo dovuto affrontare. Non sappiamo, ovviamente, quale sia il vero danno nel gioco della community, e non credo che probabilmente qualcuno lo faccia in questa fase. Quello che abbiamo visto nei paesi è che stanno iniziando ad aprirsi i club facendo tornare a giocare giocatori giovani e meno giovani in numeri record. Abbiamo davvero bisogno e speriamo che ciò accada in tutto il mondo, le persone devono tornino presto a praticare questo sport, quindi penso si possa andare avanti con successo. Ma quello che dobbiamo fare è lavorare molto duramente a ogni livello di stakeholder del gioco per assicurarci di tornare ai tipi di numeri di partecipazione che avevamo durante il gioco pre-Covid, con il coinvolgimento del pubblico che abbiamo avuto e poi ricominciare a costruire in base a quello. La pandemia ci ha costretti a fermare il rugby in tutto il mondo, ha portato a interruzioni senza precedenti per il gioco e ha creato un'enorme tensione finanziaria sui nostri sindacati nazionali, sui club e campionati professionistici di tutto il mondo.”

Gilpin si sta impegnando molto per cercare un punto di arrivo che permetta di avere un gioco più sicuro. Soltanto quattro mesi fa, Steve Thompson vincitore della Rugby World Cup 2003 grazie al famoso drop di Wilkinson, ha fatto causa a World Rugby rendendo ancora più complicato il periodo relativo alla pandemia. A questo punto l’amministratore delegato è stato costretto a mettersi al lavoro per salvaguardare il benessere dei giocatori: “Nell'ultimo anno abbiamo ascoltato le storie e le testimonianze coraggiose di ex giocatori che si sono fatti avanti e hanno parlato delle loro lotte con la demenza. Siamo molto orgogliosi di quei giocatori che hanno condiviso queste esperienze. Fanno parte della nostra famiglia e noi saremo sempre al loro fianco. Siamo contenti e ascolteremo sempre tutti i giocatori che fanno e hanno fatto parte del mondo del nostro sport. Ascolteremo i giocatori, parleremo ai gruppi come il Progressive Rugby. Abbiamo già parlato con molti dei loro membri e continueremo ad avere un dialogo continuo con loro. Condividiamo tutti la stessa visione per creare un gioco più sicuro e sostenibile di cui le generazioni future possano divertirsi".

Si è parlato anche di competizioni e di crescita anche per gli stati meno forti:

"In collaborazione con le parti interessate del rugby, World Rugby faciliterà le discussioni e cercherà di sviluppare una struttura di competizione più avvincente e un approccio unificato ai Test Match sia di luglio che di novembre. Gli obiettivi che cambiano il gioco includono il lancio di nuove competizioni maschili e femminili delle nazioni emergenti entro il 2022 per aumentare le opportunità di competizioni ad alte prestazioni, nonché un rinnovato ecosistema di rugby a sette”.

 

 

 

 

 

 

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