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La notizia non è recente e sembra che il direttore generale della Rugby Union of Russia Stanislav Druzhinin, in occasione del Council Meeting di World Rugby dello scorso maggio, abbia espresso interesse per una candidatura alla RWC 2027.

Un'impresa difficile, dal momento che World Rugby è propenso per un paese non europeo in vista della RWC numero 11 (tra i favoriti ci sarebbe l'Argentina); senza tener conto che il movimento rugbystico russo è ben lontano dalle annate gloriose della Madre Russia di sovietica memoria. Negli anni '70 e '80 l'URSS era una delle roccaforti del rugby est-europeo, capace di battere la Francia e, soprattutto, la Nuova Zelanda (quest'ultima battuta ai Campionati Mondiali studenteschi del 1988). Quella nazionale ormai non c'è più, disgregatasi esattamente come l'Unione Sovietica. Ironia della sorte il vivaio emergente di quel movimento rimase in Georgia, lì dove oggi è sorta una nazionale abbastanza competitiva, mentre la Russia ha faticato a trovare spazio nella kermesse mondiale (partecipando a sole due Rugby World Cup, contro le cinque della Georgia). In più, come detto, c'è il problema geografico: se il 2023 toccherà alla Francia, sembra logico che nel 2027 la Webb Ellis Cup non resterà in Europa.

Certo mancano ancora otto anni, e tutto potrebbe essere sovvertito. L'Australia (uno dei candidati) vorrebbe tornare ad ospitare l'evento, ma World Rugby potrebbe puntare a nuovi orizzonti... come l'Argentina. Un Mondiale in Sud America sarebbe l'ideale, se non fosse per i problemi infrastrutturali: attualmente sono pochi gli stadi che potrebbero ospitare la RWC sul terrirorio argentino, e la maggior parte di questu dovranno essere ristrutturati o costruiti.

E su questo la Russia potrebbe colpire nel segno, forte dei suoi moderni impianti, freschi dei Mondiali di calcio 2018.