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Difesa da applausi, tanta voglia di metterci la faccia, l'ardire di sfidare a viso aperto la squadra più forte del mondo, per qualità tecniche e livello di gioco.

Non è bastato, ovviamente. Gli All Black ci hanno rifilato quasi quaranta punti di scarto e di certo non si può ballare di gioia per una sconfitta 9-47. Mai. Ci sono occasioni però, questa in particolare, che se per le statistiche valgono tanto quanto le precedenti batoste subite hanno ugualmente la forza di indicare una rotta.

Limitarsi al “poteva andare molto peggio” ha poco senso e non è rispettoso di quanto fatto dall'Italia di Crowley in campo. Gli spettatori dell'Olimpico e quelli alla televisione credo si siano sentiti orgogliosi e coinvolti, di fronte a una Nazionale che per 25' minuti è riuscita a togliere il terreno da sotto i piedi al Mito ovale, che di solito in quel lasso di tempo ci rifila regolarmente 3 o 4 mete.

La marea nera alla fine ci ha travolto, era inevitabile. Il calo fisico finale è stato solo la manifestazione evidente di un processo di erosione che gli All Blacks avevano iniziato già nel finale del primo tempo. Togliendoci punti di riferimento. Drenandoci i palloni in touche, innanzitutto: probabilmente l'aspetto tecnico più deludente da parte degli Azzurri, che persa ogni certezza non sono mai riusciti ad usare questa piattaforma per far male agli organizzatissimi avversari. In sostanza, non ci siamo mai avvicinati alla loro linea di meta, pur entrando molte volte nei loro 22.

La sconfitta insomma non si può ignorare. Nemmeno il livello dell'avversario però, che avrà pur schierato tanti debuttanti ma sicuramente non erano giocatori che potemmo definire rincalzi.

Le pagelle degli Azzurri perciò tengono conto maggiormente della parte mezza piena del bicchiere, al netto delle lacune su cui lo staff tecnico dovrà lavorare nei prossimi mesi, per arrivare al Sei Nazioni non solo con lo spirito ma anche con le soluzioni tecnico-tattiche adeguate, oltre ad un livello di forma fisica in grado di battagliare alla pari per tutti gli 80 minuti.

 

Le Pagelle:

 

Minozzi. Si dimostra elettrico fin dal primo tempo, puntuale in copertura e preciso nei placcaggi. Cala nella ripresa ma non ha colpe specifiche sulle mete. Bentornato. 6,5

Ioane. Il migliore degli Azzurri. Lotta, graffia, aggira, buca, ricicla, avrebbe anche segnato se l'azione non fosse stata viziata da un avanti millimetrico. Una certezza. 7,5

Brex. Altra nota positiva per l'Italia è la bella prova di Nacho Brex, che a suon di chop takles spezza con regolarità le azioni neozelandesi. Tra i più costanti per rendimento. 7

Zanon. Qualche sbavatura, come quando si fa scippare palla da Mounga, ma il suo ruolo da titolare a primo centro è intoccabile. Quasi sempre avanzante e placcatore micidiale. 6.5

Mori. Il meno in vista della nostra linea di trequarti, si distingue con una bella fuga e successivo off load. Ha margini di crescita notevoli. 6 -

Garbisi: Gestisce con ordine, rispettando il piano di gioco che nel primo tempo ingabbia gli All Black. Sfodera anche un paio di placcaggi a ribaltare. 6,5

Varney. Parte bene, illuminando le manovre azzurre nei primi venti minuti ma a lungo andare perde lucidità, commettendo un fallo sciocco e diversi errori. 5,5

Giammarioli. Ci prova con coraggio e determinazione a creare spazi in attacco ma finisce quasi sempre per schiantarsi sul muro di maglie nere. Prestazione robusta in difesa. 5,5

Lamaro. Voto alto per il neo capitano, faro di un'Italia che vuole cambiare pagina. L'atteggiamento degli Azzurri è encomiabile, la sua prestazione di livello, nonostante il calo finale. 7

Negri. Placca come un dannato ma è tra i più indisciplinati del pacchetto di mischia, specialmente in ruck. Cala vistosamente nell'ultimo quarto di gara. 5,5

Sisi. Tanto lavoro fisico per la nostra seconda pesante, che rende molto sul punto d'incontro e in fase difensiva ma ci costa qualcosa in rimessa laterale dove l'Italia paga dazio. 6 -

Fuser. Altro gradito ritorno, per un giocatore riscoperto dopo il trasferimento in Premiership. Piazza un paio di placcaggi scoppia palla da fuochi artificiali. Meno reattivo in touche. 6,5

Riccioni. Crolla vistosamente in una delle prime mischie ma lotta come pochi, soprattutto a caccia di palloni in ruck, e rientra in campo dal temporaneo per sangue bendato e rabbioso. 6,5

Lucchesi. Si spende molto sul punto d'incontro e per buona parte del primo tempo controlla bene le mischie. Totalmente da rivedere in touche, dove perdiamo la maggior parte dei nostri lanci. 5

Fischetti. Gioca alla morte la prima mezzora, placcando spesso il portatore di palla nel suo territorio, causando un paio di turn over. Affidabile in spinta. 6,5

 

Bigi. Entra da autentico impact player, recuperando subito palla in ruck per poi ripetersi due volte forzando un tenuto neozelandese e rubando un altro pallone. Meno brillante in rimessa laterale. 6/7

Cannone. Tanta voglia di lottare, che dimostra distribuendo legnate tra cui un ribaltino a Cane. Per contro perde palla dopo una veronica e si fa anticipare due volte in touche. 6

Nemer. Ottimo l'approccio alla battaglia al debutto in maglia azzurra, si distingue immediatamente nelle ruck. Risulta però falloso in un paio di occasioni. 6

Ruzza. Il suo ingresso mitiga temporaneamente le cose in rimessa laterale. Non ha molte occasioni per mettersi in mostra, pur contribuendo alla causa. 6 -

Ceccarelli. Soffre un po' in mischia, specialmente nei 10 minuti di cambio temporaneo per Riccioni. Molto presente al placcaggio, anche lui ribalta in un occasione il capitano avversario. 5/6

Canna. Bene al placcaggio e in pressione, soprattutto su McKenzie, con il suo ingresso tuttavia finiamo per regalare troppi palloni agli All Blacks, che ci puniscono in contrattacco. 5,5

Steyn. Prova a dare la scossa entrando per Giammarioli ma ottiene poco rispetto all'impegno profuso in campo. 5/6

Braley. Vorrebbe rialzare il ritmo di gioco, si trova contro una marea nera che cresce di minuto in minuto e finisce troppo presto per annaspare. Si spende molto in fase di copertura. 5,5

 

Foto Federugby

 

 

 

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