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Continua la nostra serie di interviste ai “Procuratori” del rugby italiano con Marco Martello. Bolognese di 49 anni, Martello ha avuto i primi contatti con la palla ovale da giocatore ai tempi dell’Università alla Reno Rugby Bologna. Dal 2003 Martello diventa ufficialmente procuratore con l’iscrizione all’albo dopo aver superato l’esame per mandatari. Un “mestiere”, quello del procuratore, non sempre facile, si tratta di un impegno che va oltre al rapporto lavorativo con società sportive e giocatori. Martello, da 15 anni di attività nel rugby italiano, ci parlerà anche del rapporto umano che un agente per necessità deve avere con i giocatori, soprattutto con quelli più giovani.

 

Sei passato da Piazza Rugby a Digidust. Perché questo cambiamento?

“Piazza Rugby era la mia creatura. Agenzia partita nel 2003 con l’iscrizione all’albo ma in attività da molto prima dell’esame per mandatari. Dall’anno scorso siamo entrati in Digidust, una agenzia internazionale di comunicazione e Marketing che opera a livello europeo. Il passaggio è stata una evoluzione naturale delle cose nata dall’intenzione di espanderci a un progetto che va oltre i campionati italiani, era necessario avere una dimensione internazionale per giocatori di un centro livello.
Pierre Olivier Carl, il Presidente di Digidust vive in Florida ma è francese, noi siamo l’ala italiana di questa agenzia.”

 

Quanti giocatori avete sotto contratto?

“In Italia contiamo 77 giocatori sotto procura.”

 

Quanto è complicato gestire i giocatori?

“Il giocatore, giustamente, se si affida a una agenzia è perché ha bisogno di sostegno, a livello tecnico, morale e affettivo, passami il termine. Non sono solo, fianco a me c’è Emanuele Zobbio che con me si occupa della gestione dei giocatori sotto contratto, a livello di rapporti con i club e a livello finanziario.”

“Come in tutti i tipi di lavori ci sono situazioni che possono rivelarsi problematiche. Un 10% dei casi se vuoi una cifra. In passato abbiamo avuto problemi assicurativi riguardo agli infortuni con giocatori all’estero. Era difficile gestire situazioni complicate al telefono quando si è molto distanti. E’ anche per questo che ci siamo allargati a un progetto europeo.”

 

E con i più giovani? Come affrontate la gestione di giocatori che lasciano la famiglia e la loro città per la prima volta a 19 anni?

“Sono padre e in questi casi abbiamo una responsabilità in più. Lasciare la famiglia non è facile, noi siamo un loro punto di riferimento. Quando il giovane ha delle potenzialità ed è pronto a fare le valige ne parliamo prima con i genitori,  con loro condividiamo il progetto sul futuro del ragazzo. E’ un età delicata quando si è appena maggiorenni, molte scelte è giusto condividerle con la famiglia.”

 

Che mercato è quello del rugby italiano?

“A livello economico è un mercato sicuramente in calo rispetto a 8-9-10 anni fa, magari anche per la crisi economica globale. Posso dirti che dal 2010 il mercato è rimasto statico. Molti club operano delle scelte in economia e intervengono sul mercato solo nel momento in cui c’è una vera carenza di giocatori in ruoli specifici. Poi a metà campionato può succedere che tornino sul mercato per correre ai ripari.”

 

Il mercato del rugby italiano tornerà ai livelli di 10 anni fa?

“Dipende da come verrà gestito il prodotto campionato, non dipende certo dai procuratori. Dipende da quanto interesse avrà il campionato altrimenti si rischia un ulteriore calo di remunerazioni e calo di budget”.

 

Chi in Italia riesce a vivere di rugby?

“Quando ci interfacciamo con aziende di comunicazione vengono ancora fatti i nomi dei fratelli Bergamasco o di Castrogiovanni. Ci chiedono ancora questi personaggi famosi quando erano in attività ma che non giocano più da qualche anno.…”
“Sappiamo tutti che nei campionati italiani la situazione è sempre un pò precaria perché non vengono stipulati incarichi di lungo periodo”.

“Altro discorso per i giocatori di Pro14. Se pensiamo che a livello di NBA più dell’80% dei giocatori va in banca rotta nel giro di qualche anno dopo il termine della carriera. Succede perché non sanno gestire i risparmi, si adattano a uno stile di vita che nel post carriera in molti casi non possono avere. E’ chiaro che la casistica dell’NBA va commisurata al rugby.”

“I giocatori devono sapere gestire le entrate e le uscite per “sopravvivere” al post carriera. Previdenza e risparmio sono concetti difficili e noiosi ma che i ragazzi hanno bisogno di affrontare prima di quanto credano. Un giocatore di Pro14 può guadagnare 80.000 Euro lordi a stagione, possono sembrare tanti ma devono esse gestiti al meglio”.

 

Avete sotto contratto anche allenatori?

“E’ più complesso il mercato con gli allenatori. Il numero rispetto ai giocatori è nettamente più basso perché gli allenatori sono massimo uno o due per squadra. I club inoltre cercano di risparmiare cercando un tecnico territoriale. E’ una gestione diversa.”

 

 

Per info:

Mail: [email protected]

 

 

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Foto Elena Barbini

 

 

 

 

 

 

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