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Noi esseri umani siamo frutto di milioni di anni di evoluzione. Il nostro corpo ha elaborato un'infinità di sistemi diversi di adattamento agli ambienti esterni. Lo stesso vale naturalmente per la  nostra mente: distinguere tra corpo e mente infatti è solo un'astrazione, un esercizio di teoria senza basi pratiche.

Nonostante questo bagaglio di strumenti di cui siamo dotati per vivere e sopravvivere al meglio, continuiamo a pensare che in noi ci possa essere qualcosa di sbagliato, di fuori luogo o di stonato. Perché? Perché non ci conosciamo abbastanza bene. Non ci fidiamo di noi stessi e allora pensiamo che la febbre sia una malattia (invece di un rimedio per distruggere batteri e virus) oppure che la paura sia un'emozione da reprimere, perché “i veri uomini non hanno paura”.

“Non avere paura” è una di quelle frasi sbagliate che ci perseguitano da quando siamo molto piccoli e non smettono di seguirci nemmeno in ambienti da adulti, come il lavoro (“Non avere paura di chiamare quel cliente”).

La paura è un'emozione primordiale. E' gestita da una parte del cervello, l'amigdala, che sembra non aver subito molti cambiamenti dalla notte dei tempi a oggi. Perché? Perché funziona benissimo così.

La paura ha la funzione di prepararci al pericolo, inteso in senso lato. Il nostro sistema nervoso percepisce infatti come “pericolo” tutta una serie di eventi molto diversi tra loro: un match sportivo, un colloquio di lavoro o una rissa comportano tutti l'attivazione di segnali di allarme e di reazioni che ci preparano alla fuga o allo scontro: aumento battito cardiaco, vasocostrizione, etc.

Quando percepiamo razionalmente quei segnali, ci possono apparire come un momento di debolezza: niente di più sbagliato.

La paura non accetta una mediazione da parte della nostra parte razionale. Deve garantire (sempre in senso lato) la nostra sopravvivenza, quindi non accetta di essere schiacciata. Se non siamo consapevoli di questi meccanismi, se li rifiutiamo e cerchiamo di annientarli, otteniamo un effetto dirompente: le reazioni aumentano di intensità e arrivano, in casi estremi, a paralizzarci, farci svenire, farci vomitare.

E' per questo che la frase: “Non avere paura” è così profondamente sbagliata. Oltre a dimostrarci una scarsa conoscenza di noi stessi, impedisce che il livello delle nostre reazioni emotive si assesti su un livello ottimale, quello che ci può permettere di affrontare lo scontro (o la fuga) nel miglior modo possibile.

 

Foto Elena Barbini