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Luigi Ferraro non ha bisogno di grandi presentazioni, ma certo va celebrato per questo suo primo titolo italiano, conquistato nel ruolo di tallonatore del Calvisano in una incredibile ed appassionante finale contro Rovigo. I lombardi del mitico capitano Paul Griffen (alla sua ultima partita di rugby giocato) e i veneti sono stati i grandi protagonisti per tutta la stagione, e non hanno certo tradito le attese anche nell’ultimo capitolo del campionato italiano di Eccellenza. Nel 2007, per chi non lo ricordasse, proprio contro il Calvisano, il 32enne fiorentino vinse la finale della Coppa Italia (a quei tempi indossava la maglia del Viadana). Sette anni dopo ripaga i gialloneri con gli interessi…
Ma Luigi Ferraro, nonostante la giovane età, è già anche allenatore e presidente dei Magnifici Firenze XIII, squadra di rugby a 13 che milita nel campionato della Federleague e che partirà proprio a giugno..
Luigi, nel 2007 la coppa Italia in finale contro il Calvisano, oggi, con la maglia di quelli che allora erano i tuoi avversari, vinci – e da protagonista - uno dei titoli forse più inaspettati della storia per come si era messa la partita.

Quando hai iniziato a crederci?
“Non ho mai smesso di crederci, anche sul 17 a zero per Rovigo, autore di una partenza impressionante. E comunque, prima del match, gli addetti ai lavori ci davano leggermente favoriti.  Dalla nostra parte c’era il tempo e, su quella consapevolezza, abbiamo pian piano iniziato a costruire la nostra vittoria. Loro hanno iniziato fortissimo e  ci aspettavamo un loro calo. Noi siamo invece riusciti a tenere alto il ritmo per tutta la partita…e poi sapete come è andata a finire”.

Che campionato è stato, in generale? Cosa c’è da promuovere e cosa da bocciare?
“Il campionato del Calvisano è stato bellissimo bellissimo, quasi perfetto, con 20 vittorie consecutive. Abbiamo avuto la miglior difesa, il miglior marcatore, il metamen;  come squadra non possiamo non essere soddisfatti.
Ci sono state partite molto dure, spigolose, ma in un campionato diviso in due: chi puntava alla vittoria del titolo da una parte e chi si giocava la salvezza dall’altra, con un abisso tra queste due realtà. Il livello generale però si è alzato, grazie anche al lavoro della FIR: i tecnici, spesso molto giovani, sono  sempre più preparati ed il lavoro nelle accademie sta producendo gli effetti sperati”.

Qualche giocatore che ti ha impressionato?
“Della mia squadra, uno su tutti Zilbrich, terza linea. In campionato Francesco Menon di Rovigo, centro. Si è saputo guadagnare un po’ di spazio, nonostante la presenza di un giocatore come Mirko Bergamasco. È giovane ed in prospettiva, se meglio impiegato, può diventare un grande giocatore”.

In molti hanno indicato il pack da te guidato come il più forte del campionato: cosa mi dici in proposito?
“I numeri dicono questo, le statistiche parlano chiaro, in  mischia chiusa e aperta, come in touche. Abbiamo fatto un lavoro di preparazione straordinario, studiando al meglio, da subito, le nuove regole di mischia chiusa. Fondamentale è stata la competenza dell’allenatore Guidi che, da ex mediano di mischia, si è dimostrato molto preparato in varie situazioni tattiche tipiche del pack. I complimenti vanno anche all’allenatore degli “avanti” Giuseppe Mor, che ben capisce e interpreta caratteri e umori di un pacchetto che ben coniuga esperienza e freschezza. Un elogio lo spendo infine per il seconda linea Augustin Cavalieri e Salvatore Costanzo, pilone, che ci hanno fornito un apporto, in termini di carattere e di esperienza, determinante”.

Campione d’Italia col Calvisano, ora ti “ributti nella mischia” con i Magnifici di Firenze nel campionato League alle porte: con quali ambizioni?
“Con i Magnifici regna uno spirito di profonda amicizia, di tranquillità. Il movimento è cresciuto, quindi l’impegno agonistico si fa più tecnico e professionale, ma resta lo spirito amichevole tra noi ragazzi fiorentini. Vogliamo promuovere il XIII come movimento e interpretare lo spirito di franchigia per tutta la regione. Giriamo tra i club di 15 in inverno per avvicinare più giocatori possibile. Adesso è fondamentale creare quantità, poi la qualità arriva di conseguenza con in lavoro costante e professionale che già sta facendo il suo corso. Il movimento italiano di XIII è questo, sta qui, e lo dico senza troppa polemica contro i giocatori australiani che hanno fatto parte della spedizione al mondiale di rugby league. Come nel XV, quando opportuno,  qualche innesto d’oltralpe ci può stare, ma senza rinnegare o snobbare il movimento, i club, i molti tecnici e tutti i giocatori che ormai rappresentano la realtà del rugby league italiano”.

Punti deboli e forti della tua squadra in League?
“Punti forti il gruppo, il carattere, che fa della nostra una squadra mai doma. Abbiamo buone individualità che vogliamo verificare. I punti deboli hanno invece a che fare con l’inesperienza, perché in formazione abbiamo molto giovani. L’obiettivo però è far crescere questi ragazzi, onorando al meglio ogni sfida”.

I Gladiators di Roma sono sempre gli avversari da battere?
“I numeri dicono questo: loro hanno vinto le ultime edizioni e sono i più concreti. Anche Albinea però ha fatto una bella squadra, iniziando già a gennaio con allenamenti specifici e richiami continui. Io punterei su una finale per il titolo proprio tra Gladiators ed Albinea”.

Cosa ti piace del rugby a 13?
“L’abilità dei giocatori, la grande tecnica, la preparazione atletica, la tecnica di placcaggio e la potenza nello scontro, l’aggressività. Alcune giocate ti lasciano a bocca aperta, il gioco è molto spettacolare e veloce, senza tempi morti. Ci sono numerosi esempi del fatto che il XIII faccia bene al rugby a XV: a livello atletico ti permette di rimanere in forma e questo si vede anche e soprattutto per i giocatori di serie inferiore, che ne traggono grossi benefici. A livello tecnico permette di lavorare su aspetti di tecnica individuale che, durante la stagione, passano per ragioni di forza maggiore in secondo piano”.

Come può tornare utile e strategico il movimento di rugby a 13 italiano per quello di rugby a 15 e viceversa?
“Può esserci una buona sinergia: noi impegnati anche nel XIII, in estate ci alleniamo e giochiamo, mentre i campionati di XV sono fermi, con molti giocatori che, senza i play off, finiscono praticamente già ad  aprile per poi riprendere ad ottobre. Noi possiamo dare spazio a giocatori, ad arbitri a tecnici, creare un movimento che possa coprire la lunga ferma del XV, creando nuove opportunità, nuovi sbocchi a tutti quei giocatori che magari non impazziscono per la stagione del Seven e che ambiscono comunque ad indossare una maglia azzurra in un test march internazionale. Con il movimento federale del XV lavoriamo ormai da un po’ e fa piacere vedere come la Federleague non sia più vista come un nemico, ma come una possibile risorsa”

Per finire: hai giocato e giochi in Eccellenza e nella Celtic League, hai disputato le coppe europee ed hai vestito la maglia azzurra come capitano della nazionale A. Vinci titoli nella stagione del XV e provi a bissare d’estate col XIII…ma in vacanza non ci vai mai?
“Con mia moglie ed i bambini ora ce ne andiamo al mare, in Toscana. Un po’ di relax con la famiglia ci vuole e poi, anche coi Magnifici tra un paio di settimane, lo spirito sarà quello giusto. L’impegno agonistico è serio, ma siamo amici e l’atmosfera resta rilassante”. 

 

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