x

x

E’ la Francia che si rimette in gioco, con se stessa ancor prima che con il resto del mondo, quella affidata dalla FFR a Guy Novès dopo un Mondiale anonimo e velenoso, giunto a scoperchiare come nel vaso di Pandora la profonda crisi d’identità di un movimento in evidente difficoltà nel gestire il professionismo esasperato cui si è votato nel nome di tanto sonante argent.

Puntare sul totem di Tolosa significa scavare nuovamente alla ricerca delle radici perdute, lavorando - come dichiarato dallo stesso Novès - “sulla cucitura di un filo rosso, un sistema di gioco entro cui i giocatori possano però muoversi senza paura di sperimentare quella che chiamo intelligenza situazionale“, di fatto quella capacità di esaltarsi nel piacere del gioco annusando l’invenzione fuori dagli schemi che ha fatto del rugby francese il rugby francese.

Contro l’Italia il primo miglio di un percorso decisamente in salita, di fronte ad una squadra aggrappata al monolite Parisse e con il c.t. Brunel pronto a segnare il passo d’addio sognando di lasciare dietro di sé un tardivo rimpianto. Dieci gli esordienti assoluti selezionati dal tecnico transalpino, con una mediana orfana di Parra e Trinh-Duc che punta sui due numeri 9 Bezy e Macheneaud e sulle aperture Plisson e Doussain. Prima assoluta per il figiano naturalizzato Vakatawa, nazionale seven, e prima in campo per i galletti dopo il ritiro del monumentale Thierry Dusautoir, 56 volte capitano sugli 80 caps giocati: una decisione dolorosamente arrivata dopo il colloquio di fine anno con il neo-allenatore, giusto per dire quanto l’aria che tira sia davvero “Novès”.     

 

Gianluca Galzerano per Rugbymeet

 

Foto Elena Barbini

La formazione del Francia

ISCRIVITI AL SOCIALNETWORK DEL RUGBY!!!