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Torna a parlare Nigel Owens dalla sua rubrica mensile del Walesonline, l’arbitro gallese analizza il rugby di una volta con il rugby odierno e commenta le recenti dichiarazioni di James Haskell, il terza linea inglese ex Wasps (vestirà la maglia dei Northampton Saints ndr) ha definito il rugby moderno troppo “soft”.

“Il gioco era decisamente più duro ma anche più pulito (ad alti livelli) negli anni '70 e ’80 rispetto ad ora. Alcuni vedono il rugby di 30-40 anni fa come “i rugby di altri tempi”, ma i racconti di aneddoti sul “gioco sporco” presumibilmente avvenuti… Sono poi veri?”

“Senti parlare di pugni in ruck, di testate e cazzotti: chiamiamolo vecchio stile ma questo non è il tipo di gioco di cui vorrei far parte” racconta Owens. “Solo perché quella roba è sparita, non significa che il rugby sia diventato morbido”.

“Il gioco del rugby si è evoluto e dal mio punto di vista è oggi un prodotto infinitamente migliore, il ritmo è aumentato drasticamente e con il ritmo anche l'intensità delle azioni”.

Nigel Owens parla di leggende, giocatori che ha avuto il piacere di arbitrare: “McCaw è quello che chiamo un vero uomo duro. Richie McCaw è uno degli uomini più tosti che abbia mai incontrato su un campo da rugby.”

L’arbitro numero 1 al mondo definisce i giocatori "duri" nel gioco come il capitano degli All Blacks, il due volte campione del Mondo non ha mai avuto bisogno di tirare pugni o commettere irregolarità, McCaw si è fatto rispettare sempre nelle regole: “Pensiamo a Richie McCaw, con un record di 148 caps con la Nuova Zelanda, nonostante abbia giocato nelle squadre più forti al mondo, nonostante abbia vinto tutto, non si è mai tirato indietro in un placcaggio o in una ruck mettendo in pericolo la sua testa e il suo corpo in ogni occasione.”

“Un altro era Martyn Williams, un veterano da 100 test per il Galles e un British and Irish Lions, Martin raramente lasciava il campo senza sangue sul viso, si faceva ricucire e tornava a giocare.”

“E un altro era la minuscola ala del Galles Shane Williams. Uno degli uomini più piccoli che ha giocato a rugby e che si è preso un sacco di botte, Shane si è sempre rialzato in piedi e ha continuato a giocare, diventando l’idolo delle folle.”

“Questi tre non avevano bisogno di commettere scorrettezze per dimostrare qualcosa” chiude Nigel Owens.

 

Foto Elena Barbini