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James Haskell e il Progressive Rugby sono al lavoro per fermare e invertire la tendenza che sta andando sempre più i rischi di infortuni e concussion. Steve Thompson, ex campione del mondo 2003, aveva fatto causa a World Rugby per i danni dovuti alle ripercussioni di questo sport a livello demenziale. Nel gruppo si è schierato anche Popham, ex numero 8 gallese, che ha riportato un’encefalopatia traumatica cronica sempre dovuta dalle botte alla testa subite nei match. 

Haskell e i suoi collaboratori hanno scritto una lettera aperta a World Rugby per combattere la loro battaglia chiedendo questi cambiamenti:

1-Limitazione del contatto in allenamento

2-Limitrare i cambi effettuabili solo per giocatori infortunati in modo da evitare i forti impatti di giocatori freschi su giocatori con le pile scariche. 

3-Un numero di giorni prestabiliti di riposo tra le stagioni, in particolar modo facendo riferimento alla Premiership e Pro14 che hanno finito la stagione 2020 per ripartire subito con quella del 2021 senza dare pausa ai giocatori. 

4-Un giocatore dopo aver subito una concussion dovrebbe avere almeno 3 settimane di stop garantite. 

Con questa lettera vogliono salvaguardare la generazione futura, infatti vorrebbero anche che World Rugby facesse dei pacchetti base di allenamento stabiliti per i giovani in modo da insegnare come placcare o contendere il pallone senza rischiare concussion agli avversari. 

L’ex flanker di Wasps e Northampton crede che bisognerebbe intervenire subito prima che sia troppo tardi, Sam Warburton in un intervista di qualche anno fa aveva già parlato di questo argomento: “è strano che nessuno sia ancora deceduto in diretta tv, vista la violenza dei contatti e la mancanza di tutela”. L’inglese ricarica la dose: "Tutto quello che faccio è per il rugby, ho sempre la preoccupazione che possa succedere qualcosa di grave. Sono sempre stato preoccupato e stiamo facendo le cose per paura, ma mai per scienza. È un gioco che amo, un gioco pericoloso, e al momento non ho dubbi sulla demenza, è qualcosa che devo monitorare e ho avuto la fortuna durante la mia carriera di avere un numero limitato di commozioni cerebrali. Ma sento fortemente che il gioco deve cambiare le cose.”

Nel 2012 ci aveva provato anche Brian O’Driscoll arrivando a dimettersi perché non è riuscito nell’impresa di convincere il comitato nel cambiare. Le sue parole erano state chiare: "Non hanno fatto nulla, dobbiamo muoverci più velocemente in questo frangente. Dobbiamo muoverci e ridurre al minimo la quantità di concussion nel gioco senza distruggere l’integrità del gioco.”

La risposta di World Rugby è arrivata sottolineando che il benessere del giocatore è sempre stata la priorità. Ora la priorità del comitato del rugby mondiale sarà quello di risolvere questo problema guardando anche al futuro di questo sport e questa volta per davvero: ”Siamo incoraggiati dal fatto che il gruppo stia sostenendo una serie di iniziative che sono già operative o in fase di valutazione e siamo aperti a discussioni costruttive con loro in merito alle loro proposte, vogliamo metterle in atto sono per la stagione 2021/2022. Non è poi così lontana, quindi prima riusciremo, meglio è, si spera entro il prossimo mese".