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L’appuntamento fisso dopo ogni partita dell’Italia, ecco le pagelle di Italia - Sud Africa a cura di Giorgio Sbrocco.

Bello "fare" le pagelle e dare voti agli azzurri che a Firenze hanno scritto la storia del rugby italiano mettendo sotto gli Springboks! Bello e forse inutile. Nel senso che la festa è festa solo se siamo tutti a festeggiare, e trovare peli nell’uovo per elaborare graduatorie di merito o per trovare quello bravo più bravo degli altri... anche no!
Ma non sia mai detto che i voti amiamo darli solo quando si perde. Eccoli.

Favaro: E te pareva! Il primo di una lunga lista di 10 e lode. Con la differenza che per lui, da un po' di tempo, il 10 è diventato connotato naturale di prestazioni sempre nel segno della massima dedizione del sacrificio. In una squadra in cui tutti hanno placcato, il flanker made in Treviso si è distinto per la qualità dirompente dei suoi interventi sull'uomo con la palla in mano. Pratica un rugby molto usurante, per sé e per quelli contro cui va a sbattere. In un mondo perfetto, contro Tonga all'Euganeo di Padova sabato prossimo, dovrebbe godersi lo spettacolo dalla tribuna. A firmare autografi e a regalare selfie. Voto: 10 con doppia lode (non esisteva, ora c'è)

Parisse: Manca un placcaggio sotto le tribune che ci costa caro assai, ma ci sta che un trequarti gli vada via in velocità. Partita di sostanza e di carisma distribuito a piene mani. Si segnala per un paio di linee di corsa difensiva ai limiti della perfezione tecnica. Roba per palati fini e per esecutori di livello eccelso. Ha sul groppone un certo numero di primavere e un campionato francese da portare, si amministra come è giusto che sia. Ma a Firenze è stato grande. Voto: 10

Ferrari-Quaglio: del primo mi sono innamorato dai tempi dell'Asr Milano salva in serie A all'ultima giornata, del secondo sono amico del padre e posso dire di averlo visto crescere (in maglia rigorosamente rossoblu). Loro due insieme messi in prima linea contro il Sud Africa ha dato a molti l'impressione di un azzardo. Secondo alcuni da evitare. Non sapremo mai se sono stati buttati nella mischia (quella vera!) per ragionato e illuminato calcolo o per assoluta necessità. E sinceramente poco ci importa di saperlo. Hanno sofferto il giusto ma hanno tenuto botta, a tratti alla grande. Impossibile chiedere di più. Voto 10

Bronzini: qualcuno lo scopre adesso. Altri da anni sostengono che sia il miglior n.9 prodotto dal rugby italiano dopo Troncon. Io con loro. Gioca la partita della vita in un ruolo da maneggiare con molta cura e dietro un pack che, in partenza, prometteva poco di buono. Lo sa e ci mette del suo. Che è tata roba, in termini di idee chiare, standard esecutivi molto buoni e una cattiveria agonistica rara e preziosa. Può solo crescere. Voto: 10

Venditti: Nick Mallett l'avrebbe voluto tallonatore. E pensarlo, oggi, in campo con la maglia n.2, in effetti, è ipotesi che un certo fascino lo possiede. Torna in Nazionale perché altri sono indisponibili e non si limita al compitino. La spallata (tecnicamente poco ortodossa, anche alla luce delle ridotte aree di meta fiorentine) che rifila al suo diretto avversario in occasione della meta, profuma di gesto liberatorio e di rabbia finalmente deflagrata. Uno spettacolo. Non sarà mai un'ala veloce e guizzante nello stretto, ma sa come mettere la propria forza d'impatto al servizio di situazioni che devono essere finalizzate al meglio. Mica poco! Voto 10

Padovani: Chi scommette e ha scommesso su di lui ha avuto ragione. Nel ruolo che fu di McLean con il 15 addosso fornisce una prestazione nitida e in qualche maniera autorevole. Sta entrando nel ruolo, uno dei più complessi della squadra. E lo fa con un entusiasmo e una voglia di mettersi alla prova che meritano rispetto e incoraggiamento. Decisivi per lui e per noi saranno i prossimi tre anni. Per ora è da seguire con molta attenzione. Voto: 10

Conor O'Shea: Avesse perso anche con il SA dopo aver provato sulla carne viva la superiorità neozelandese, nessuno (sano di mente) gli avrebbe addossato alcuna responsabilità. Dire che la storica vittoria sui Bocks è merito del suo lavoro sarebbe ingeneroso nei confronti del buon senso. Ma Parisse ha detto che "l'aria che si respira in allenamento" è cosa diversa dal passato, nuova e in qualche maniera elettrizzante. Se, come dicono, il capitano è uno che pesa le parole, allora è bello credergli e ringraziare l'irlandese per aver cambiato l'aria che tira. In attesa che l'aria si trasformi in ciclone. Good job Mr O'Shea! Voto: 10

Gli assenti (allo stadio Franchi): che, in generale, abbiano sempre torto è cosa risaputa. Ma stavolta occorre precisare che hanno toppato alla grande. E quando ci ricapita, di battere una delle prime tre potenze al mondo, e avere la possibilità di vivere l'evento in diretta e dal vivo? Voto: 4

 

Giorgio Sbrocco

 

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Foto Alfio Guarise