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Se vedi blu per un po’ non giochi più. Scherzi a parte, da settembre anche nella vicina Francia partirà la sperimentazione del terzo cartellino a disposizione dell’arbitro. Accanto ai classici giallo e rosso, dalla stagione 2018-2019 anche nel Top 14 francese nel taschino del direttore di gara troverà posto un cartellino blu, come avviene già da un paio d’anni nei campionati provinciali australiani e neozelandesi. Significa concussion, il trauma cranico commotivo sempre più spesso in agguato con l’aumentare della velocità e della frequenza degli impatti nel rugby moderno, in particolare tra i professionisti. Il giocatore che se lo vede esibire – se è in grado di vederlo – deve lasciare immediatamente il campo e mettersi nelle mani dei medici per le successive settimane.

L’introduzione del cartellino blu non ha lasciati indifferenti gli osservatori d’oltralpe, alcuni dei quali si sono chiesti la legittimità e le possibili conseguenze di una decisione che se da un lato punta chiaramente a difendere la salute e l’incolumità dei giocatori, dall’altra finisce per demandare ad un arbitro – e non ad un medico – l’apertura automatica della pratica per concussion che comporta lo stop assoluto dal rugby per almeno 10 giorni e il superamento di una serie di esami specialistici approfonditi prima di poter tornare ad allenarsi.

Certo, si potrà osservare, ci sono casi in cui è talmente evidente che un giocatore sia rimasto “suonato” da una forte collisione che non occorre certo essere medici per decretare il definitivo ko dello sfortunato/infortunato in questione.

Personalmente mi auguro che gli arbitri si limitino a queste situazioni, per estrarre il fatidico cartellino blu. Nella restante casistica, che va dal “leggermente rimbambito dopo un contatto” allo “spaesato dopo una brutta caduta”, che lo usino pure ogni volta che lo ritengano necessario. Ma dopo essersi consultati con gli staff medici presenti in campo. 

In Francia i timori sono due. Da un lato che ci sia più pressione sui direttori di gara, che potrebbero sentire questo cartellino come un fardello aggiuntivo, particolarmente pesante nel momento in cui viene a mettere in pausa la carriera di un atleta con effetto immediato. Dall’altro che questi cartellini possano generare recriminazioni, da parte dei club nel caso non si trovassero d’accordo con la decisione dell’arbitro. Magari dopo che gli esami clinici avessero smentito la gravità del trauma e scongiurato la commozione cerebrale.

Beh, problemi dei francesi, potrà dire qualcun altro. Non proprio. Le sperimentazioni sul regolamento, di cui abbiamo visto tanti esempi nel corso degli anni, in molti casi diventano regole assodate della World Rugby nel giro di qualche stagione.

Qui in Italia i primi due anni di sperimentazione del concussion test a bordo campo hanno creato subito polemica, in occasione della sostituzione tra Paz e Susio nella semifinale di andata tra Viadana-Calvisano di un anno fa. In quel caso la società mantovana presentò istanza alla Fir perché Paz era rientrato in campo, con vistosa fasciatura al ginocchio, dopo essere uscito per concussion (da referto arbitrale) ma senza che fosse compilato il modulo previsto in questi casi. Un polverone su cui il Giudice Sportivo se la cavò pronunciando la propria incompetenza in materia (avendo il Viadana chiesto l’illecito sportivo) ed omologando la partita con il risultato acquisito sul campo.

Per il momento in Italia i cartellini rimangono solo gialli e rossi. Ci auguriamo che quando i tempi saranno maturi anche per il blu, la nostra classe arbitrale avrà l’intelligenza e gli accorgimenti del caso per utilizzarli solo al momento opportuno. E che da parte dei nostri club ci sia altrettanta serietà e serenità nell’accettare anche questa – al momento dibattuta - decisione arbitrale.

Voi cosa ne pensate??