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Se il Consiglio federale nella riunione di venerdì a Bologna, a maggioranza, ha deliberato a favore della proposta di ampliamento dell’Eccellenza a 12 squadre e della serie A a 30, una ragione ci deve pur essere. E non sta certo alla stampa eccepire o avallare decisioni che sono, a tutti gli effetti, politiche. E in quanto tali, parte del mandato che la base del movimento, democraticamente e nel rispetto delle norme vigenti in materia di potere delegato, ha assegnato a chi il movimento oggi governa.

Eccellenza

Che il nostro massimo campionato domestico, da tempo in crisi di contenuti oltre che di visibilità e appeal mediatico, avesse bisogno di un’azione di rilancio era nell’ordine naturale delle cose. Che il livello complessivo si elevi grazie a una stagione regolare di 22 giornate di gara in luogo delle precedenti 18 è, però, tutto da dimostrare. Di sicuro avremo 4 occasioni in più rispetto al passato, per scrivere e per raccontare quanto accaduto nel fine settimana. E quando sarà di scena il Sei Nazioni, la macchina non si fermerà, bloccata da pause in verità poco sensate e prive del minimo sindacale di necessità. Dal 23 (o 24) settembre alla fine di maggio avremo dunque fra regular season e post season, 25 giornate di gara. Anche che un tale incremento generi, automaticamente, innalzamento generalizzato dell’interesse intorno all’evento, è tutto da dimostrare. L’occasione per una verifica non mancherà. Tutto da verificare e da scoprire è invece l’effetto del “no retrocessioni” sull’economia complessiva della competizione. Chi è abituato o intenzionato a vedere il bicchiere mezzo pieno dirà che l’occasione si presenta propizia per dare ai giovani prospetti in cerca di minutaggi importanti, l’occasione per mettersi alla prova e per lasciare in panchina o in tribuna elementi che tutto hanno dato e che nulla possono, oggettivamente, aggiungere. Elaborando lo stesso concetto, c’è però chi ha già lanciato l’allarme. Attenzione, dicono, società in profonda e/o strisciante crisi di liquidità potrebbero cogliere la palla al balzo e approfittare di un’annata senza il pericolo di retrocedere per allestire formazioni molto “leggere”, se non inconsistenti da un punto di vista strettamente tecnico. Usando il massiccio impiego di giovani (buoni o meno buoni, non fa alcuna differenza) come classica foglia di fico per nascondere il sollievo generato dalla riduzione dei compensi da pagare a fine mese. Cartina di tornasole di una tale (pessimistica) previsione, sarà la qualità degli stranieri che verranno ingaggiati dai vari club e le dimensioni delle rose a disposizione dei tecnici. Anche in questo caso: il tempo ci dirà chi aveva ragione.

Serie A

Altra questione è l’allargamento a 30 squadre della seconda serie. Cambiamento che andrà a regime dalla stagione 2018-2019, come quello dell’Eccellenza. Tre gironi da 10 per la fase di qualificazione e poi una seconda fase per salvarsi o salire (due posti all’anno per l’Eccellenza). Conoscendo la consistenza economica, organizzativa e logistica del nostro movimento “sotto l’Eccellenza”, appare operazione discretamente forzata, ritenere che vi siano in Italia 30 club in grado di sostenere una credibile attività seniores che sia in tutto e per tutto propedeutica a quello che per il nostro rugby è l’alto livello di club. Campionato con differenze eccessive di qualità e cifra tecnica fra le partecipanti? Campionato suddiviso in due o tre fasce di merito che poco o niente potrà dire in termini di equilibrio e incertezza dell’esito finale? Il pericolo è questo, inutile nascondercelo. Le seconde divisioni di Francia e Inghilterra sono modelli di efficienza gestionale e di autosufficienza finanziaria che, obiettivamente, non possiamo pensare di replicare nelle nostre realtà di “seconda fila”. Non si può però dare torto a quanti credono e confidano sull’effetto immagine e traino, di un campionato di serie A. Capace, secondo alcuni, di intercettare risorse sotto forma di sponsor e di spettatori. Certo che 12 squadre nominalmente di professionisti e 30 che professionali dovrebbero quasi essere, rappresentano ordini di grandezza che il nostro movimento non pare in grado di alimentare e di sostenere. 

I pareri all'interno dell'Eccellenza, fanno testo numerose interviste sul tema, andavano nel segno di un'eventuale riduzione delle squadre. Sono andato a rileggermi quelle che ho realizzato nell'ultima stagione sportiva. Viadana a parte (Alberto Bronzini, Ds), nessuno indicava un allargamento della platea delle partecipanti come strumento adatto a risolvere il problema di credibilità che affliggeva il campionato.

Si comincia tra la fine di settembre e la prima domenica di ottobre. Buon divertimento a tutti! Comunque vada, potremo sempre dire che almeno un tentativo è stato fatto. Per migliorare rispetto al passato.

 

Foto Elena Barbini