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Entro in punta di piedi (calzo il 46 dall’età di anni 14, non sarà facile, lo ammetto) in un caso che ritengo nulla aggiunga e nulla tolga al profilo del momento storico che il nostro rugby sta attraversando. In due parole i fatti: il collega Ivan Malfatto de Il Gazzettino chiama il presidente Alfredo Gavazzi per porgli una manciata di ottime (giornalisticamente parlando) domande che spaziano dalla ridotta previsione degli incassi dei prossimi Test match, alla situazione del Cf orfano di un consigliere dell’opposizione (Roberto Zanovello), al momento appiedato dalla condanna inflittagli in primo grado dal tribunale federale per una faccenda di violazione di riservatezza commessa da Zanovello e da altri in occasione della messa in stato d’accusa dello stesso Gavazzi dalla corte del Coni. Vicenda poi risoltasi con il totale proscioglimento del n.1 della Fir. In apertura di intervista Malfatto lancia anche un sassolino che va a cadere sul capo di un nostro simpatico e apprezzato collega. Quell’Andrea Cimbrico, capo della comunicazione Fir, al quale Malfatto (non apertamente e non personalmente) fa risalire la mancanza di comunicato stampa all’indomani dell’ultima riunione del Cf.

Alla domanda risponde Gavazzi, il quale spiega che, avendo la seduta trattato materie essenzialmente tecniche e specialistiche, non è parso il caso di rendere pubbliche le determinazioni assunte. Discutibile, forse non il massimo del “volemose bene” fra vertice e mezzi di comunicazione, ma tutto sommato credibile. All’odg dell’assemblea c’erano argomenti davvero molto tecnici (la liquidazione delle vecchie Zebre). Da qui a ritenere che la cosa non fosse di interesse pubblico ne passa, ma se il presidente la pensa così è giusto che lo dica, come ha fatto.

Sul tema “incassi da Test match di novembre”, Gavazzi conferma che la previsione a bilancio è stata corretta a un milione di euro, dall’uno e mezzo stimato in precedenza. Paura o previsione di stadi semivuoti? Azzarda Malfatto (Catania e Firenze). Normale ridefinizione delle stime, risponde Gavazzi. E anche qui: nulla da eccepire sul piano della logica. Riempire Massimino, Franchi e Euganeo in 15 giorni non è impresa fra le più scontate, ammettiamolo.

Che effetto le fa presiedere un Cf senza Roberto Zanovello a capitanare un’opposizione spesso votata alla contestazione continua? Chiede Malfatto nel prosieguo della chiacchierata. E qui Gavazzi commette quello che a mio giudizio è l’unico vero errore. Nella forma e nella sostanza. Fra le mille e mille risposte possibili (nessun effetto particolare, avrebbe potuto rispondere, auguro a Roberto di tornare quanto prima a fornire il suo prezioso contributo alle sorti… oppure: non mi sento di gioire per l’esclusione di un membro del più alto consesso ovale del rugby italiano avvenuta per via giudiziaria, l’opposizione è il sale della democrazia…, o ancora: Zanovello ha più volte cercato di trovare lati oscuri in procedure che poi si sono dimostrate trasparenti e lineari, ma la sua indole battagliera a volte lo ha portato a commettere errori di valutazione, per finire con un illuminato: si tratta di una condanna in primo grado, da garantista quale sono sempre stato, aspetto che si chiuda l’iter processuale prima di pronunciarmi…). Insomma, anche senza essere o voler sembrare Giulio Andreotti, il ventaglio delle risposte quantomeno politicamente corrette è da definirsi amplissimo, se non sterminato. Ma fra tutte i format di risposta reperibili su piazza, Gavazzi va a tirarne fuori una che odora di rancido, definendo Zanovello e quelli che la pensano come lui: “gente che falsifica le carte”. Errore da doppia matita blu, presidente!

Ancora Malfatto che osserva: “Però c’è voluta l’imposizione del Coni per concedere a Zanovello il libero accesso a tutti gli atti federali…”. Ribatte Gavazzi, più o meno: balle, quello è stato un mio atto unilaterale di liberalità. Ma la verità storica è un’altra, e il Coni ci ha veramente messo del suo.

Il giorno dopo Pronti al cambiamento, il cartello che, sul piano nazionale, rappresenta una larga fetta del fronte anti Gavazzi (sono di Pronti al cambiamento i presidenti dei comitati regionali di Veneto, Friuli, Abruzzo e Emilia) esce con il più scontato e dovuto dei comunicati stampa dove stigmatizza l’uscita davvero infelice del presidente circa il consigliere (ex) Zanovello. Atto dovuto, nulla di più e nulla di meno.

Per concludere: escludo nella maniera più categorica che Ivan Malfatto abbia riportato in maniera men che fedele le parole di Alfredo Gavazzi. I due si conoscono da tempo e, schermaglie e fedi ovali a parte, si frequentano con una certa assiduità. Sulla serietà professionale del collega di Rovigo non potendosi avanzare alcuna riserva, resto convinto che quell’accenno alla “gente abituata a falsificare le carte” altro non sia stato che la registrazione fedele di quanto detto.

Concludendo: potrà una tale congiuntura produrre sconquassi sul piano politico in seno a una federazione impegnata in una profonda operazione di restyling (anche tecnico)? Le improvvide dichiarazioni su Roberto Zanovello peseranno sul futuro del rugby italiano? Io penso di no. E non sono sicuro che si tratti di una buona notizia. Anzi, a pensarci bene, trattasi di una roba che notizia non è.

Dal il Gazzettino le dichiarazioni su Zebre "Il Coni ci ha concesso una dilazione, per chiudere la questione Zebre e rinnovare i contratti in scadenza con alcuni sponsor azzurri. Lo presenteremo entro la fine 2017" e su Zanovello "Quella è gente che falsifica i documenti e poi crede finisca tutto a tarallucci e vino. E invece paga. E dico anche che le elezioni uno come Innocenti non le vincerà mai”.