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Le 10 società del massimo campionato italiano hanno annunciato l’avvio di un lavoro comune per arrivare alla nascita di una vera e propria Lega. Una lega del massimo campionato italiano che è esistita fino alla stagione 2009/2010, prima della partecipazione di due squadre italiane alla Celtic League (ora Pro14), il suo nome era L.I.R.E. (foto) Lega italiana rugby d’Eccellenza e aveva base a Parma.

Portavoce della nuova iniziativa è il presidente del Rugby San Donà, Alberto Marusso. I 10 club di Eccellenza si riuniranno per affrontare e risolvere le questioni più importanti in tempo utile per la prossima stagione. Ciò è stato deciso il primo dicembre a Reggio Emilia in una riunione tra i presidenti dei club del massimo campionato italiano di rugby.

Sono tre i principali argomenti di discussione:

1- Ricerca di un broadcast televisivo

2 - Permit Players

3 - Cambio di nome: “Eccellenza” non rende giustizia al massimo campionato italiano

La nuova lega si adopera per ricercare strumenti di visibilità per la costruzione di un format condiviso per lo streaming e la ricerca di un broadcast televisivo che dia spazio al rugby. Sul banco di discussione anche la formazione degli atleti, la questione permit players e un nuovo nome al campionato. Il nome “Eccellenza” non rende giustizia al massimo campionato italiano. A questo proposito la Lega si doterà di un piano pluriennale di marketing.

Alberto Marusso, 47 anni, presidente del San Donà, a cui è stato affidato il mandato di farsi interprete della sintesi dei club e di costruire le basi per quella che in un tempo non troppo lontano diverrà una vera e propria Lega:

“La consapevolezza che il futuro del massimo campionato italiano di rugby passa obbligatoriamente dalla costruzione del prodotto “Campionato” con maggiore appeal e da un maggior protagonismo dei club nell’organizzazione del calendario e delle linee di sviluppo della formazione degli atleti, ha riunito gli intenti di tutti i presidenti – sottolinea Marusso, neo portavoce dell’attuale Eccellenza – ripartendo dalla bozza di documento a cui avevamo lavorato a marzo 2017, abbiamo deciso che è ora di rimboccarci le maniche evitando così di lamentarci a cose fatte, ma cercando un confronto continuo con la Federazione che porti a risultati più confacenti agli interessi delle società, che è bene ricordarlo rappresentano le fondamenta per lo sviluppo del rugby in Italia”.

 

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