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Filippo Frati, nocetano DOC, mediano di mischia con 4 caps in nazionale di cui uno contro gli All Blacks, Noceto sembra essere una buona terra per i mediani di mischia: prima Filippo Frati, poi Tito Tebaldi e ora Marcello Violi promettente mediano della nazionale Under 20.
Pippo da giocatore ha iniziato ovviamente nel Rugby Noceto, ha proseguito la carriera vestendo le maglie di Rugby Parma, GRAN Parma, Rugby Colorno per concludere e tornare a giocare gli ultimi anni al suo club di appartenenza, il Noceto appunto. Finita la carriera da giocatore Pippo ha intrapreso subito quella da allenatore, prima sulla panchina del suo stadio, il Nando Capra con il Rugby Noceto, poi con i Crociati, due anni ai Cavalieri Prato e per la prossima stagione sarà l'allenatore assieme all'amico Andrea De Rossi del Rugby Rovigo.
Gli abbiamo fatto un intervista (divisa in 2 puntate) in cui ci parla di passato, presente e futuro.

 

Pippo 2 anni a Prato 2 finali. Come giudichi queste stagioni d’eccellenza?

“Il giudizio non può essere che positivo. Sono arrivato 2 anni fa con un progetto condiviso con Andrea De Rossi, pensato per fare un certo tipo di gioco e raggiungere determinati risultati, i numeri sono li a dimostrarlo:
la stagione scorsa siamo stati di gran lunga il miglior attacco, la squadra che ha segnato più mete, tanto è vero che  in classifica, senza la penalizzazione per la mancata obbligatorietà delle giovanili, avremmo chiuso la stagione al primo posto invece che al secondo. Giocare l'ultima in casa piuttosto che a Calvisano avrebbe potuto cambiarne l’esito. Penso che nella passata stagione abbiamo pagato un po’ di inesperienza nel giocare a certi livelli, siamo arrivati alle partite importanti fisicamente un po’ stanchi avendo speso troppe energie durante la stagione, non gestendo al meglio la rosa che avevamo a disposizione.

Questa stagione abbiamo cambiato parecchio, puntando su diversi giocatori giovani e affamati, poche stelle  ma molta sostanza.  Ricordiamo che sono andati via tra gli altri Wakarua, Chiesa, Belardo, Bocchino e Koloofai giocatori che erano tutti in grado di fare la differenza, mentre sono arrivati giocatori giovani, molti dall’area Crociati/Noceto che conoscevo bene: Ruffolo e Boggiani su tutti, abbiamo puntato anche su un giocatore come Ragusi, sconosciuto da tutti, gli stessi che ora lo vorrebbero in RaboDirect  senza fargli fare il giusto percorso, ma ci vuole calma perché lui deve crescere e dimostrare ancora tanto.

Rispetto alla stagione scorsa abbiamo lavorato tanto sulla difesa e alla fine siamo stati la miglior difesa del campionato.

Abbiamo impostato un tipo di lavoro diverso per arrivare pronti quando ce n’era veramente bisogno, migliorando nella gestione dei giocatori, questo per dire che gli errori commessi nella prima stagione, sono stati riveduti e corretti nella seconda.

Soprattutto per questo dico che sono state 2 stagioni positive, siamo partiti con determinati obiettivi e li abbiamo raggiunti, migliorandoci sempre.

Al di là della finale persa con la meta della vittoria segnata e vista da tutti, marcata davanti agli occhi dell’arbitro che non ha avuto il coraggio di darla. Poi si può dire di tutto: che c’era fango, che il Mogliano ho giocato meglio, che sono stati più bravi a sfruttare le occasioni….

Detto questo Mogliano è meritatamente Campione d’Italia per quello che ha fatto nella stagione, soprattutto nella seconda parte, essendo loro la squadra che ha fatto più punti di tutti. Quindi complimenti  a loro.

La vittoria del campionato sarebbe stato qualcosa di storico per entrambe le squadre perché comunque sono arrivate in finale le squadre che nonostante il maltempo di  tutta la stagione hanno cercato di giocare un rugby positivo.

Comunque quando alla fine della giornata non hai rimpianti puoi ritenerti soddisfatto e in questi due anni rimpianti non ne ho."

 

Per quanto riguarda la Coppa Europa?

"In Coppa Europa abbiamo sempre giocato con la squadra migliore e direi che i risultati si sono visti. L’anno scorso, pur avendo un girone proibitivo, siamo usciti sempre a testa alta (a parte una batosta ad Exeter) finendo per essere la squadra italiana che ha segnato più mete di tutte.

Il dato di fatto di tutto ciò è che il nostro massimo è quello, e giocando al meglio delle nostre possibilità ci sono sempre circa 30 ipunti di differenza con le altre squadre europee.

Quest’anno  ci è sfuggita la vittoria da 5 punti con i London Welsh in casa. Abbiamo perso 32 a 31 con una punizione all’ultimo secondo.

Anche quello poteva essere un risultato storico. Quindi a parte i 50 punti subiti a Grenoble ce la siamo sempre giocata fino in fondo, a Le Mans contro lo Stade Français a 5 minuti dalla fine perdevamo 15 a 6.

Le coppe devono servire per crescere, è un po’ una frase fatta ma ci deve essere un confronto tra club, allenatori, giocatori, e, noi italiani dobbiamo capire che per arrivare a un certo livello bisogna lavorare meglio e di più. Sono convinto che l’abitudine a giocare a certi livelli alla lunga faccia la differenza. La RaboDirect è la dimostrazione più lampante: l’abitudine a confrontarsi ogni settimana contro squadre più forti aiuta a crescere senza dubbio; fa crescere i giocatori, lo staff, la società. Bisogna avere l’ umiltà molte volte di imparare, in alcuni casi, passatemi il termine, copiare quello che fanno le squadre più brave per cercare di arrivare vicino a loro, ci vuole questa umiltà anche a livello di federazione: vedere come sono strutturate le loro accademie, i loro campionati, e magari adattarli a quelli che sono i nostri numeri e le nostre possibilità.”

 

Finale contro Mogliano: maltempo e polemiche. Un TMO che nega la meta che vi avrebbe promossi Campioni d’Italia, hai da dire qualcosa al riguardo?

"Dispiace per il maltempo perché poteva essere una delle finali più belle degli ultimi anni. Sia noi che Mogliano abbiamo dimostrato durante l’anno di poter giocare un buon rugby, per cui il maltempo ha inficiato il gioco ma non il risultato finale.

Noi abbiamo avuto più possesso durante la partita, Mogliano è stata molto brava in difesa nel contenere il nostro gioco, tipo di gioco che ha risentito dell’uscita di Majstorovic dal primo minuto. E' evidente che Denis per il nostro gioco è molto importante soprattutto in prima fase, fuori lui, abbiamo dovuto utilizzare solo Mac Cann e alla lunga siamo diventati prevedibili."

 

Detto questo vuoi parlare dell’episodio finale?

"Parliamone. Le perplessità che avevamo espresso con l’assegnazione alla finale scudetto a un arbitro “inesperto” come Vivarini si sono rivelate fondate, il sig. Vivarini non si è sentito di assegnare una meta marcata davanti ai suoi occhi e non ha avuto la personalità richiesta ad un arbitro che deve dirigere una finale.

Se arbitri una finale devi essere pronto a prendere decisioni difficili, in momenti delicati e che possono determinare l’esito di un match, in questo caso di una stagione.

Lui ha avuto la sua grande occasione, era al posto giusto nel momento giusto e cosa ha fatto?

Si è affidato al TMO per una decisione che solo lui avrebbe potuto prendere, gli è mancata la dote a mio avviso più importante che deve avere un arbitro, la personalità.

Detto questo, Damasco è il miglior arbitro italiano, perché non ha arbitrato lui la finale scudetto, e ha fatto una semifinale, diciamo facile, tra Calvisano e Cavalieri? E poi, De Sanctis è stato il TMO della finale dei mondiali, probabilmente è i miglior TMO del mondo, perché non ha fatto lui il TMO alla finale del campionato italiano?

Secondo me sarebbe stata una scelta corretta ma soprattutto di rispetto verso quello che è il massimo campionato italiano."

 

 

Leggi l'intervista (parte 2)

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