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Tanto per cambiare, è solo una questione di palanche. Scadenze non rispettate, qualche sponsor che fa fronte solo in parte gli impegni assunti e, in generale, un piatto che sconsolatamente piange. Non sarà una grande Natale quello che trascorreranno i giocatori e i tecnici del Mogliano, così come, fino ad oggi, quello dei biancoblu in Eccellenza non è stato un campionato degno di nota. Ultimi, con quattro punti in otto partite, frutto di altrettanti bonus difensivi e la prospettiva di chiudere il 2018 contro la prima della classe l’antivigilia in casa. Gli ingredienti per un’annata (quasi) tutta da dimenticare sono presenti in massa. Ci mancava solo che una gola profonda rivelasse agli attenti e sempre vigili colleghi di Polesine rugby i contenuti della (doppia) riunione riservata cui il presidente Corò ha chiamato i suoi giocatori per illustrare i reali profili della vicenda. Dalla nota dei colleghi polesani i giocatori dati in partenza quasi certa nella finestra di mercato di gennaio erano sei (Halvorsen, Padrò, Connolly, Bonifazi, Mornas e Flammini), ma Umberto Nalio, autore del pezzo, assicurava che il loro numero era da intendersi destinato ad ampliarsi. Un rapido giro fra i terminali locali dei procuratori che tutelano gli interessi degli atleti del club trevigiano, ha in effetti portato il loro numero ad almeno 12. E confermato l'ipotesi di un (molto) probabile ritorno in patria di almeno due di essi. Il presidente Corò, con dichiarazioni rilasciate a Il Gazzettino di Treviso, si duole per la fuga di notizie, ma contesta l’assunto principale di quanto riferito dal sito. Così come nega che vi siano stati tentativi di accordarsi su drastiche riduzione delle spettanze (40 – 50 per cento medio), mentre conferma che alcuni sponsor, semplicemente, non hanno portato alle casse del club quanto pattuito e nei tempi previsti.

La verità è che, a oggi, una dozzina di titolari del Mogliano è alla ricerca di un posto (pagato) di lavoro. Come andrà a finire? Difficile rispondere, o fin troppo facile. Dipende dai punti di vista. Quali sono i club di un campionato di Eccellenza senza retrocessioni disposti a mettere mano al portafogli a gennaio per potenziare la squadra? Solo quelli che ragionevolmente pensano di poter lottare per il titolo. Quattro, forse cinque, non di più. E cosa faranno i giocatori del Mogliano che, pur avendoci provato, non avranno trovato alternative alla loro attuale (assai precaria) sistemazione? Torneranno ad allenarsi lungo il Terraglio fino a fine campionato, agli ordini dell’incolpevole Federico Dalla Nora, nella speranza, da qui a maggio, di ottenere tutta o almeno una parte della somma concordata e sottoscritta in sede di accordo economico.  Un pronostico? Un paio a Rovigo, e altri due fra Viadana, San Donà e Petrarca, il resto resterà dov’è, dal momento che la serie A (anch’essa relegationless) naviga in acque altrettanto… basse e poco limpide sul versante risorse.

Se questa (triste) vicenda ha una morale, essa risiede nella triste riconferma dell’assunto in base al quale, nel rugby e in ogni altra attività umana, non può esserci sviluppo se non è l’attività stessa a creare i presupposti perché esso si generi. E la fotografia del nostro rugby domestico (non da ieri, in verità) è un’immagine dai contorni palesemente sbiaditi, con al centro un campionato che interessa a pochi ma dai costi (Mogliano docet) decisamente proibitivi. E dall’anno prossimo le Eccellenti ai nastri di partenza saranno 12. Auguri.

 

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Foto Alfio Guarise