x

x

Al calcio d’invio della stagione di Eccellenza, il prossimo 23 settembre, il più giovane dei 10 tecnici sulla panchina (ammesso che scelga di sedersi a livello del campo e non di seguire i suoi dalla tribuna come il suo predecessore) delle 10 formazioni in lizza per lo scudetto 2018, sarà lui. Andrea Marcato, padovano, 34 anni compiuti ad aprile, un passato importante con la maglia n.10 di Petrarca, Benetton, Calvisano e Nazionale e una carriera da allenatore incominciata decisamente in sordina. “Mentirei se dicessi che diventare allenatore è stato, da sempre nei piani per il mio futuro nel mondo dello sport. Finché ho potuto ho pensato solo a giocare, e a farlo nel migliore dei modi. Il massimo da insegnante di qualcosa, se ricordo bene, sono state alcune sedute di tecnica del calcio che ho tenuto per alcuni elementi dell’under 18 del Calvisano”.

ï         Questi all’inizio, ma poi qualcosa è accaduto, evidentemente.

-          Decisivo per le mie scelte di vita è stato il ritorno a Padova. Ho ripreso in mano i libri che avevo momentaneamente abbandonato e ho dato gli esami che mi mancavano per laurearmi in Scienze motorie (con una tesi sul gioco del mediano di apertura, ndr), poi mi è sembrato naturale mettermi a disposizione del gruppo allenatori del mio club per rendermi eventualmente utile in quale specifico settore. Non a caso nella mia prima stagione in maglia petrarchina, all’indomani del ritorno alle origini, ho curato la tecnica esecutiva del gioco al piede di un un gruppetto di giovani che mi erano stati affidati per uno stage.

ï         Poi?

-          Squadra Cadetta, campionato di serie C, insieme al Pietro Monfeli. Confesso che non ero particolarmente entusiasta dell’incarico ricevuto. Però tenni duro e all’arrivo di Andrea Cavinato, quando mi proposero si seguire l’apprendimento e l’affinamento delle skills della prima squadra…

ï         La cosa cominciò a piacerle?

-          Decisamente sì, anche perché Cavinato fu molto disponibile nei miei confronti, mi diede fiducia e, soprattutto, mi consentì di apprendere molti aspetti del lavoro del tecnico. Ampliai il mio ambito operativo e cominciai a interessarmi anche della preparazione della linea arretrata. La mia fortuna è stata di lavorare a fianco di un capo allenatore disposto a lasciare spazio ai suoi collaboratori. La stagione successiva la collaborazione continuò con esiti comunque positivi. Continuavo a imparare e il lavoro mi piaceva.

ï         E arriviamo al 9 giugno…

-          Quando, con mi enorme sorpresa, venni a sapere che Cavinato non avrebbe continuato ad allenare il Petrarca e che al suo posto la società aveva scelto me. Mi piacciono le sfide mi è sempre piaciuto indagare e mettere alla prova i miei limiti. Superarli, se possibile. Per questo ho accettato.

ï         Un atto di coraggio o di temerarietà?

-          Né l’uno né l’altro. La squadra era fatta, ci aveva messo le mani Cavinato e aveva fatto un ottimo lavoro, lo staff era al completo… Certo avrei preferito cominciare da una panchina meno pesante da portare in spalla! Una under 18 o la squadra Cadetta in serie A. Più sotto non sarei andato, penso che la prima formazione, quella del minirugby e del settore Propaganda siano terreni estremamente pericolosi, difficili da praticare senza la dovuta preparazione specifica. Non mi ci sarei avventurato. Diciamo che è stata subito Eccellenza, e non mi sono tirato indietro.

ï         Chi sono i suoi collaboratori?

-          Allori per gli avanti, Maistri come video analista con licenza di assistermi anche sul campo durante la settimana e la coppia Chillon – Michielon per il fitness. Pochi ma molto buoni, posso assicurare.

ï         Che Petrarca è quello che le è stato affidato. Ma soprattutto, che Petrarca sara?

-          Il gruppo con cui lavoro è di 38 elementi, i “vecchi” sono classe ’92 e ’93, fra nuovi arrivi e ragazzi del nostro vivaio abbiamo in rosa 7 elementi con meno di 20 anni. Diciamo che è un Petrarca  giovane e, anche per questa ragione, sarà un Petrarca da corsa. Di movimento.

ï         Fra i nuovi arrivi c’è l’apertura della Nazionale under 20 Rizzi, però siete alla ricerca di un’apertura straniera. Troppo azzardo partire con Rizzi titolare?

-          Al momento: sì. Confermo che siamo alla ricerca di uno straniero specialista del ruolo. Ma stiamo cercando un particolare tipo di giocatore. Uno che sappia fare da tutor a Rizzi e ad altri giovani che approderanno in prima squadra. Il mio modello è Marius Goosen, che quando arrivai alla Benetton diventò la mia guida, in campo a anche fuori. Di questo, oltre che di tanta tranquillità ha bisogno uno che a 19 anni arriva in Eccellenza. Di un buon maestro. Speriamo di trovarlo.

ï         E come giocherà il suo Petrarca?

-          Siamo partiti dalla difesa, da un modello di organizzazione basato sulla massima efficacia in fase di impatto e sostenuto da un’organizzazione la più semplice possibile ma patrimonio comune dei 15 in campo. Palla in mano il comandamento è: poche cose ma fatte bene. Niente rischi quando non serve, e prendere rischi non serve e non paga quasi mai, e spazio alla fantasia solo quando le basi saranno solide e saranno diventate patrimonio comune. Abbiamo messo un bel po' di chili in seconda con Cannone e Gerosa. E sopra a tutto: fiducia nei propri mezzi.

ï         Obiettivo: play off?

-          Quello minimo: sì.

ï         Uno sguardo alle concorrenti…

-          Calvisano è solido e confidente, punta a un altro scudetto, ha i mezzi per farlo nonostante le tante facce nuove in squadra. Finché c’è Semenzato possono dormire sonni tranquilli. Rovigo? Rovigo è sempre Rovigo,  e lo dico da petrarchino… Anche se qualche problema all’apertura pare averlo. Le Fiamme sono sulla carta la formazione più attrezzata. Sono passati da un ottimo allenatore a un ottimo allenatore, con in più una campagna estiva di lusso, da Favaro in giù. Senza dimenticare Viadana, Mogliano, San Donà. Un campionato che si annuncia molto interessante, non c’è dubbio.

ï         Capitolo Europa, quali i vostri obiettivi?

-          Fare bene. Per noi , per i nostri tifosi e per l’immagine del rugby italiano. Siamo in girone con Rovigo, Viadana e i tedeschi di Heidelberg. Il confronto decisivo sarà con i Saracens di Timisoara. Battuti quelli, potremo cominciare a sognare in grande.

ï         Italiane e Pro 14?

-          Ho amici a Parma e a Treviso. Delle Zebre so poco, di cosa veramente sia successo e stia succedendo in ambito societario. Ho però segnali positivi, ragazzi finalmente tranquilli e focalizzati su quanto accade in campo. Treviso mi pare ben attrezzato per puntare a buoni riscontri anche in classifica. Il Benetton ha strutture di livello assoluto, ottimo staff, grande tradizione e entusiasmo. Gli ingredienti per una buona stagione ci sono tutti.

ï         La prima è domani i casa dell’Armata rossa del Munster…

-          Trasferta dura, non c’è dubbio. Ma penso che le irlandesi sia meglio affrontarle adesso, piuttosto che fra qualche settimana, quando avranno assunto un profilo più definito e un livello superiore di efficacia. A settembre: meglio Ulster che Glasgow, tanto per capirsi.

 

 

Il calendario di Eccellenza 2017/18

Foto Elena Barbini