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E così ci siamo, i giochi sono fatti. Le squadre che il 18 maggio 2013 si contenderanno la Coupe d'Europe sono Clermont e Toulon.

E si parla di "Coupe d'Europe" non a caso, poiché mai finale è stata sinora più francese di questa, con due squadre transalpine a contendersi l'ambito trofeo. Vero è che di translapino queste corazzate imbottite di campioni presi da ogni dove hanno veramente poco, ma di squadre francesi si tratta, pertanto "vive la coupe d'Europe!".

Torniamo quindi alle due semifinali partendo, in ordine temporale, da Clermont contro Munster. Partita che i più dicevano avere un esito scontato a favore dei francesi di Clermont ma che, come sempre quando si parla di Munster, è servita a ricordare a chi se lo fosse dimenticato che "To the brave and faithful, nothing is impossible". Diciamo pure che tutti quelli pronti a godersi un trionfo gialloblu se la sono vista veramente brutta.
Appare chiaro che se Munster non avesse concesso il primo quarto di partita a capire il metro adottato dall'arbitro Nigel Owen (passibile di più di una critica) la partita avrebbe avuto certamente una storia diversa. Il tempo necessario a Munster per prendere le misure è servito a Nalaga per andare in mezzo ai pali ed infilare i 7 punti che di fatto hanno deciso la partita. Azione peraltro tristemente degna di menzione per l'ignoranza insita nella stessa, con il giocatore a rientrare per andare in mezzo ai pali ignorando bellamente tre compagni liberissimi a fianco. Placcaggio mancato, meta subita, di fatto partita persa. La consueta precisione al piede di Parra, vero faro nell'intera manovra francese, ha consentito a Clermont di assestare il punteggio sul 16 a 3.
A questo punto però sale in cattedra Ronan O'Gara, capace di zittire tutti i critici che nelle ultime partite l'avevano dato per bollito con una prestazione maiuscola. Forte di un utilizzo del piede al limite dell'alieno, ha ricavato touche millimetriche e mandato in meta Hurley con un calcio disegnato con piede fermo tra le linee avversarie. Enorme. Patrimonio del rugby mondiale le cui registrazioni andrebbero mostrate a chiunque voglia da grande diventare un'apertura.
La suddetta classe non è però bastata a Munster per concretizzare una rimonta che avrebbe aggiunto l'ennesima storica pagina nel libro dei record de "l'Armata Rossa" e la solidità di Clermont ha retto sino all'ottantesimo.
 

Veniamo poi a Toulon/Saracens. Teatro della sfida niente meno che Twickenham. Sarebbe forse corretto parlare della partita in sé, di come di fatto i Saracens siano crollati di fronte alla migliore organizzazione francese, di come nel primo tempo la mischia di Toulon abbia fatto la differenza, di come insomma, alla fine, Laporte l'abbia nuovamente spuntata. Sarebbe corretto sì, ma questo sport impone invece di fare un solo nome: Jonny Wilkinson. 24 punti. L'ennesima partita perfetta, sotto gli occhi di un Warren Gatland che ha veramente trovato difficoltà nella sua scelta di non convocarlo nei  Lions.

Su tutti un episodo. Emblematico. A 5 minuti dalla fine, da posizione piuttosto agevole, Wilkinson tira un drop di sinistro. Farrell, apertura Saracens, in un disperato tentativo prova a placcare l'apertura di Toulon. Ma è il colpo del 21 a 12 che di fatto chiude la partita (che finirà 24 a 12, con un nuovo piazzato di Sir Jonny). Il rallenty successivo mostra i due giocatori a terra. Dopo aver constatato entrambi come il calcio sia andato a segno, Wilkinson picchia la mano sulla spalla del rivale con una serenità propria solo dei veri campioni.

Non è un gesto di derisione, non è uno sberleffo.
Nessuno potrà dire quali parole si siano detti i giocatori, ma appare chiaro come tra le righe di quel gesto si legga la spiegazione del perché tutto noi si è scelto di inseguire una palla che rimbalza sempre storta (chiedetelo ad Armitage), ma senza la quale non potremmo vivere. Quando si dice un'ottima annata di rugby.
E adesso, la finale.
 

 

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